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Juventus, Comolli: “Sulla scelta degli allenatori…”

Jacopo Petricciuolo
Comolli mercato Sancho Vlahovic

Juventus Comolli – Il momento della Juventus è molto complicato, l’esonero di Tudor e il successivo arrivo di Spalletti in panchina sono le premesse per una rivoluzione necessaria a rialzare la squadra. Comolli, nuovo amministratore delegato, ha parlato a Hudl Performance Insights 2025 della cultura bianconera secondo la sua visione, ma non solo.

DNA Juventus – “Trascorro il 30% del mio tempo pensando alla cultura del club, perché penso che non si raggiungano risultati senza una cultura. Ho chiesto a Matuidi e Trezeguet, per citarne alcuni, quale sia il dna della Juve. Tutti rispondono nello stesso modo: vincere”.

Uso dei dati – La Juve sapeva che sarei arrivato con i dati perché quello è il modo in cui penso io, è parte del mio modo di guidare il club. La chiave per il corretto uso di dati è un allineamento dall’amministratore delegato a scendere. La relazione tra management e allenatore spesso è il grande ostacolo. Serve un ponte, una persona che abbia la conoscenza dei dati e parli il linguaggio del coach”.

Scelta degli allenatori – “Tutti gli allenatori nel colloquio con il club fanno la propria presentazione e dicono che tutto va bene. In realtà, quando iniziano ad allenare, dicono che tutto va male. Ora invece io inserisco quelle frasi nel contratto, per ricordare agli allenatori ciò che avevano detto. Io nel colloquio dico: ‘Noi lavoriamo così, questi sono i nostri processi, i dati guidano la scelta dei giocatori, i calci piazzati, la prevenzione degli infortuni e molto altro. Se le va bene è così, altrimenti ci stringiamo la mano e ci salutiamo’. Il coach deve abbracciare questa filosofia”.

Aspetti personali – “Leggo e imparo tutto il tempo, non mi fermo mai. Ho paura di essere superato dall’industria, ho paura di mancare una innovazione e per combattere questa paura studio sempre. Non leggo mai di calcio, è noioso. Leggo articoli scientifici sui dati, ad esempio se parlano di metodologie, di recupero dagli infortuni. Leggo libri su come guidare le persone, su come negoziare. Cerco di imparare dagli altri sport, non dal calcio“.

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