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De Zerbi a SI: “Marsiglia, Inter, Milan, Rabiot, Estupiñán, Aubameyang…”

Alessandro Collu
Roberto De Zerbi

Roberto De Zerbi è stato ospite di Sportitalia: l’attuale allenatore del Marsiglia ha parlato di calcio italiano ed estero. Di seguito, le sue dichiarazioni principali.

MARSIGLIASto cercando di fare le cose fatte per bene, è difficile, la competizione è veramente forte, oltre al Paris che sono marziani quando stanno bene ma ci sono tante squadre, la Ligue 1 vista da fuori non è forte come farla da dentro. Possiamo fare qualcosa di meglio, potevamo avere qualche punto in più sia in campionato che in Champions League ma stiamo facendo abbastanza bene.

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Tra le squadre che ho allenato forse è la meno bella dal punto di vista calcistico ma è quella che fa più punti e gol; fare calcio a Marsiglia credo sia molto difficile, una città speciale per fare calcio, è il sud Italia all’ennesima potenza e le pressioni sono diverse di qualsiasi altro club francese. Essere giocatore del Marsiglia vuol dire avere attributi, personalità, ci sono tantissimi bravissimi allenatori, è venduto male come campionato, pubblicizzato poco perché veramente stadi pieni, belli, allenatori importanti e giocatori forti.

Quando Benatia mi ha chiamato non ho sentito più nessuno anche senza Coppe, anche se gli allenatori a Marsiglia non durano più di un anno ma riesco ad esprimere me stesso quando esce la parte più profonda di me; mi sento di essere più completo rispetto al passato, gestisco tutto molto meglio anche se non sono mai contento. Tutto il lavoro, la passione, il sacrificio mi ha portato qua. Odio avere rimpianti, rimorsi, anche se alcune scelte le farei in maniera diversa. Non tutti hanno la fortuna di avere due vite calcistiche, giocatore e allenatore“.

IL CALCIO ITALIANO – “A fine della carriera da giocatore ho avuto una parentesi a Cluj in Romania, calcio diverso, metodologie diverse e pensavo in quegli anni fosse un peccato non essere andato prima all’estero, ampli le conoscenze e mi ero promesso di andarci da allenatore. Lo Shakhtar era il più grande club dell’est Europa, disponibilità, visione calcistica delle migliori; non mi interessa tanto il paese, anche l’Italia ha il suo fascino, parlo, mangio, respiro italiano, magari in futuro… vediamo. Non dovessi terminare in Italia non sarebbe un cruccio.

L’Inter in estate? Nessun contatto.

Il Milan? E’ stata la mamma calcistica, mi ha preso quando avevo tredici-quattordici anni fino ai diciannove, sono legatissimo alla vecchia società, Galliani, Braida, tutti gli allenatori che ho avuto e ho sempre una simpatia particolare ma finisce qua, non devo chiudere nessun cerchio“.

DE ZERBI A SI: SECONDA PARTE

LUIS HENRIQUE – “Ha bisogno di fiducia e credere nelle sue capacità, avere le qualità non è sinonimo di futuro brillante ma le ha, le deve dimostrare in una piazza importante, difficile“.

RABIOT – “Era un campione prima di venire qua ed è un campione dopo essere andato via. Bravissimo ragazzo, professionista esemplare; ci sono delle regole, siamo intervenuti e la situazione è degenerata, ci manca, come giocatore è difficilmente sostituibile ma in quel momento era la cosa giusta da fare“.

ESTUPIÑÁN – “In alcune parti si ambientano, in altre fanno fatica“.

DIFFERENZA PREMIER E LIGUE 1 – “La Premier batte tutti per atmosfera, ogni partita è come una finale di Champions League, si gioca veramente sempre, è vissuto in maniera diversa, c’è meno pressione, vivono del risultato ma non come in Francia a Marsiglia o in Italia, la cultura latina è diversa“.

HOJBJERG – “E’ un mio fedelissimo, forse quello con più personalità, non credo si muova“.

IL FUTURO DEL CALCIO – “Squadre che giocano bene se ne vedono sempre poco, sta diventando una costante venire a uomo, pressare forte oppure si schiacciano negli ultimi quaranta metri, alternano una pressione altissima fortissima o si abbassano. Nei prossimi anni diventerà una ricerca di portiere dal lancio lungo. Il falso nueve? Interpretazioni a seconda di chi hai, bisogna capire“.

DE ZERBI A SI: ULTIMA PARTE

ARABIA SAUDITA – “C’è tempo per fare tutto, non critico chi lo fa, dietro le decisioni ci possono essere tanti motivi, tante ragioni. Io non mi sento di andare fuori da Marsiglia e spero di rimanere tanti anni. Sicuramente il calcio sta crescendo anche là, con quei giocatori di qualità che arrivano“.

ITALIA E IL MONDIALE – “Spero di sì, sarebbe pesante, sarebbero generazioni che non vedono l’Italia al Mondiale; sarei contento per Gattuso, Buffon. Non è facile, non è il miglior periodo per la Nazionale italiana, tanti buonissimi giocatori ma non campioni del duemila che non ci sono più“.

GASPERINI – “E’ uno di quelli che ha cambiato il calcio e ha portato le altre squadre a studiarlo, adesso è importantissima la tecnica individuale”.

RASPADORI – “Mi sono speso come fiducia, l’ho fatto capitano a diciotto anni… non so se la Liga e l’Atletico sia la squadra, è testardo, vuole imporsi, opportunità grande per lui“.

AUBAMEYANG – “Un campionissimo del livello di Lewandowski, Suarez, Benzema, Higuain… ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto fare, ha l’umiltà del campione, anche la timidezza, è stata una scoperta grandissima“.

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