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Fabregas all’Inter? Le sue parole: “Credo nel progetto del Como”

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Cesc Fabregas

Fabregas Inter Como – Dopo l’addio di Simone Inzaghi l’Inter è alla caccia del nuovo allenatore: tra tutti i nomi è quello di Cesc Fabregas il preferito, tuttavia l’allenatore sembra credere nel progetto del Como. Di seguito le sue parole riportate da La Gazzetta Dello Sport direttamente da Londra.

Progetto ambizioso

Credo molto nel progetto Como. Ho iniziato con questo club perché pensavo a un progetto a lungo termine. Non voglio finire la mia carriera in un club dove c’è un progetto per uno o due anni, e poi termina tutto. Credo molto nel progetto a lungo termine del Como, sono arrivato qui da giocatore e sono molto, molto felice perché qui posso lavorare nel modo che voglio. Abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa ambizione. Il presidente mi permette di lavorare come voglio, nel modo in cui vedo le cose. Fortunatamente condividiamo la stessa visione, lo stesso obiettivo, che è arrivare il più in alto possibile. Insieme siamo diventati davvero una buona squadra, in una piccola città, in un piccolo club, perché siamo ancora un piccolo club ma con grandi, grandissime ambizioni per il futuro.

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Serve sempre un processo, che a Como puoi fare. Nei top team è molto difficile perché lì club e tifosi vogliono vincere subito. Certo, anche io penso a vincere. Ma anche, o forse soprattutto, a come voglio perdere. Non rinuncio mai ai miei principi. Se devo perdere, perdo con la mia idea, con il mio stile, con il mio modello, con le mie convinzioni. Odio, ed è successo, quando ho preso una decisione un po’ più difensiva, che non sentivo mia. Mi sono detto: ‘Mai più, mai più’. Preferisco perdere 3-0 ma almeno provandoci con le nostre idee, con la nostra identità, con chi siamo: Como, 1907. Questo è ciò che conta davvero. Sia chiaro, ho la mentalità di vincere ogni giorno, in ogni sessione di allenamento. Abbiamo una squadra giovanissima ma sono come spugne: mi seguono e credono nel progetto. All’inizio la squadra aveva dei limiti rispetto alla mia filosofia e ho dovuto adattarmi. Ma pian piano siamo diventati grandi. Perché bisogna sempre essere i numeri uno. Arrivare secondi non serve.

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