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Inter Lautaro: “Mi sento a casa, sempre grato a Conte”

Raffaele Campo
inter lautaro

INTER LAUTARO – Intervistato da “La Repubblica“, Lautaro Martinez – attaccante dell’Inter – ha parlato a 360^ del suo percorso in nerazzurro.

Così il centravanti argentino: “Il futuro?Qui sono felice, è casa mia. Conte mi aiuta a migliorare. Mi ha concesso i minuti di cui un giocatore ha bisogno. Si fida di me e io mi sento sicuro. Mi vogliono tanti club europei? Mi conferma che sto lavorando nel modo giusto. Significa che sto crescendo e che sto facendo il bene dell’Inter, e per me è la cosa più importante. Venire all’Inter stata una decisione mia. Avevo tante offerte, le ho rifiutate. Quando è arrivata l’Inter ho capito che era il momento del salto in Europa. Ho scelto il club per la sua storia, per il livello dei giocatori, per l’affetto che ho sentito da subito“.

INTER LAUTARO – Prosegue: “Il gol al Barcellona? Il merito è di una frase che mi ha detto Conte. Gliene sarò sempre grato. Parole preziose, che non dimentico e che voglio custodire. Ci sono cose che sono solo mie. Juve più forte? Sono molto forti. Ma abbiamo imparato a non fare paragoni. Il riferimento siamo sempre noi stessi. Il nostro punto di forza è la mentalità. L’hanno dimostrata i compagni chiamati a sostituire gli infortunati. Non avevano giocato molto, ma erano pronti. È il segno che il gruppo c’è. Dobbiamo migliorare nella concentrazione e nella furbizia nel chiudere le partite. La strada è giusta ma dobbiamo maturare“.

Poi: “Il mio modello? Mio padre, mi ha insegnato che la vita può essere difficile ma va vissuta. Faceva l’infermiere in una casa di riposo. Usciva la mattina alle sei e tornava alle dieci di sera mentre mamma stava a casa con noi. Era sempre tranquillo come lo sono io. In campo invece devo imparare a controllarmi di più. Ce la metto tutta. Ma ogni tanto mi accorgo di essere ancora giovane. Radamel Falcao il mio idolo. Lo ammiravo da bambino quand’era al River Plate. L’ho conosciuto in Copa America, contro la sua Colombia. Gli ho chiesto di scambiarci la maglia. Mi imbarazzava, non era nel mio carattere, da allora non l’ho più fatto, ma quel giorno ho realizzato un sogno…“.