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Stephane Mbia: “A Wuhan capimmo subito la gravità del coronavirus. In passato contatti con Sampdoria, Inter e Torino” – ESCLUSIVA

Raffaele Campo
STEPHANE MBIA

STEPHANE MBIA – Dalla fine dello scorso gennaio, Stephane Mbia veste la maglia dello Shanghai Shenhua. Ma causa della pandemia del Covid-19, che ha ormai coinvolto la quasi totalità del mondo, l’esordio ufficiale all’Hongkou Stadium avverrà prossimamente.

Negli undici mesi precedenti al suo trasferimento nella squadra allenata da Choi Kang-Hee – che in rosa annovera anche Stephan El Shaarawy -, il mediano camerunense classe 1986 ha giocato tra le fila del Wuhan Zall, squadra della città epicentro del coronavirus. Durante quelle difficilissime settimane, Mbia si trovava proprio nel capolouogo della provincia di Hubei.

In attesa di tornare in Cina, il giocatore è al momento in Camerun con la propria famiglia.

STEPHANE MBIA – Contattato in esclusiva da “Europa Calcio“, il centrocampista ha raccontato quel periodo, senza dimenticare il suo importante passato tra le fila di Olympique Marsiglia e Siviglia. E non è mancato nemmeno un piccolo retroscena legato alla possibilità di giocare in Italia nell’estate 2018.

Mbia, anzitutto come sta andando questo suo primo periodo allo Shanghai Shenhua? Conferma che in Cina la situazione stia tornando alla normalità?

“In verità, ora mi trovo ancora in Camerun, ma i miei compagni che sono in Cina mi dicono che le cose stanno migliorando e tornando a piccoli passi a una situazione di normalità. Spero di poter tornare presto a Shanghai e unirmi nuovamente al resto della squadra”.

Cosa si aspetta da questa nuova esperienza in blurossobianco?

Lo Shanghai Shenhua è uno dei migliori club di Chinese Super League, e l’anno scorso ha vinto la coppa nazionale. Puntiamo a vincere il campionato ma anche ad arrivare lontano nella Champions League asiatica. Inoltre, il prossimo febbraio si giocherà la Coppa d’Africa, peraltro proprio in Camerun. Quindi a maggior ragione ci tengo a fare molto bene durante questa stagione“.

Fino a gennaio, invece, lei giocava a Wuhan, città dove è iniziata la diffusione del coronavirus. Che atmosfera si respirava e quali erano le sensazioni dominanti?

L’epidemia è stata improvvisa, ma capimmo subito che si trattava di qualcosa di serio e grave. Le autorità cinesi hanno preso rapidamente le decisioni necessarie, e le persone sono state confinate presto nelle proprie case“.

Calcisticamente parlando, come sono stati i suoi undici mesi al Wuhan Zall?

E’ stata un’esperienza fantastica! Siamo arrivati sesti in classifica da neopromossi. Li Tie poi è un grandissimo allenatore, non a caso ora è sulla panchina della Nazionale cinese“.

Riavvolgendo il nastro, prima di tornare per la seconda volta in Chinese Super League ha giocato per un periodo al Tolosa. Ma a luglio 2018, proprio prima di firmare con il Téfécé, il suo nome era stato accostato a Sampdoria e Inter. Erano solo voci o c’era del vero?

Confermo: ebbi dei contatti con Sampdoria e Inter, ma anche con il Torino. Ma alla fine non si concretizzò nulla e andai a Tolosa“.

Il suo miglior periodo europeo coincide con le annate all’OM e al Siviglia. Cosa conserva di quegli anni?

L’Olympique de Marseille rappresenta per me qualcosa di incredibile. Con quella maglia ho vinto una Ligue 1 con Deschamps in panchina, ed è tuttora l’ultimo campionato vinto dal club, 3 Coppe di Lega e 2 Supercoppe francesi. Allo stesso modo, anche il Siviglia lo porto nel cuore: alzare al cielo due Europa League consecutive è qualcosa di enorme. E la mia famiglia è stata molto bene a Siviglia, ho ancora una casa lì e quando possiamo ci torniamo. Apprezzo molto Monchi, è una persona competente e c’è tanto suo lavoro dietro i successi della squadra. So che l’esperienza a Roma non è andata molto bene, ma sono cose che possono succedere“.

Quando era al Marsiglia, il presidente era Pape Diouf, mancato recentemente a causa di questo maledetto virus. Cosa ricorda di lui?

Divenne presidente proprio quando andai via io. Però era una persona che ho comunque avuto modo di apprezzare. Per noi giocatori africani era una importante guida e un modello da seguire. La sua morte mi ha molto addolorato…“.

Lei tra le file del Camerun ha collezionato 68 presenze. Cosa significa indossare questa casacca? E cosa pensa di questa Nazionale attuale?

Con i “Leoni Indomabili”, come veniamo chiamati, ho vissuto momenti indelebili. Giocare e difendere i colori del tuo paese è qualcosa di inimmaginabile, e in Africa c’è un grandissimo attaccamento alle squadre nazionali, che rappresentano qualcosa di molto forte. La generazione attuale del Camerun è molto buona, sia a livello sportivo che a livello umano. E, come ti dicevo prima, tra meno di un anno c’è la Coppa d’Africa che si svolgerà proprio da noi. Per me è un obiettivo molto grande…“.

 

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