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Parole, parole: 5 mesi Milan in una canzone di Mina; Scudetto…

Anthony Ferrara
Voto al mercato del Milan

Lo scialbo 0-0 contro la Juve allontana il Milan dalle velleità Scudetto tanto decantate anche dopo il fischio finale della partita: parole

MILAN SCUDETTO Che cosa sei? Che cosa sei? Che cosa sei? Non dire nulla, c’è la notte che parla: nel caso di MilanJuventus, tredicesima giornata del campionato di Serie A, hanno parlato i fischi. Copiosi, provenienti dai loggioni di San Siro, sulla squadra rossonera e su una dirigenza che continua a decantare e declinare un termine, Scudetto, che appare utopia, più che una semplice parola. L’aveva pronunciata Geoffrey Moncada a poche ore dal match, con tanto di versione MilanMulino Bianco in ogni sua sfaccettatura: dalla composizione della rosa, ai rinnovi. L’ha ribadita Paulo Fonseca, in conferenza stampa, dopo il triplice fischio di una partita indecorosa, scialba, prevedibile.

Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai: già, perché il Milan visto dopo la superba notte madrilena, in Champions League, non avrebbe dovuto esaltare neanche il più grande dei sognatori. Il Diavolo fa un passo avanti e due indietro, pecca di continua discontinuità di gioco e risultati che, puntualmente, non arrivano nel momento in cui ci aspetta il definitivo salto di qualità. Troppo poco, o forse troppo e basta, per chi continua a incensare calcio dominante, propositivo e di possesso sin dai primi di luglio, nel momento in cui è arrivata una scelta che ha compromesso una stagione ancor prima che cominciasse.

Parole, parole: 5 mesi Milan in una canzone di Mina; Scudetto…

A Cagliari, così come contro i bianconeri, oppure a Parma, a Firenze, a Roma o contro il Torino, alla prima giornata, il Milan ha mostrato la copia più brutta e sbiadita di sé: regna la confusione tattica, mancano i riferimenti, talvolta i leader e un senso di appartenenza che ha reso celebre questo club nel mondo. Un club, che il prossimo 16 dicembre festeggerà il 125º giorno dalla propria fondazione e si ritrova, spesso e volentieri, a fare i conti con la calcolatrice, piuttosto che con i sentimenti. Mentre io voglio dormire e sognare.

Nella gara di sabato, malgrado le premesse, la squadra è sembrata molto remissiva e ha concesso alla Juventus di Thiago Motta di mettere in pratica tutti i propositi con i quali si era presentata a San Siro, cercando di rischiare il meno possibile e attendere il momento giusto per colpire in transizione offensiva. Tradotto: uno scialbo 0-0 che non sposta di un centimetro il Diavolo dai blocchi di partenza di una stagione ancora, davvero, in procinto di partire.

Con l’aggravante di alcune dichiarazioni pronunciate e chissà se realmente metabolizzate, contemplate. La realtà, parla di una squadra incompleta, con la rosa all’altezza che rende sicuramente meno di quanto preventivato, ma ben lontana, (esattamente dieci punti, al momento) da quella lotta per lo Scudetto nella quale tenta di inserirsi solamente decantando virgolettati velleitari e provenienti da una realtà parallela, che spesso si scontrano con una realtà fatta di parole, parole, parole.