Lazio, Sarri su SI: “Sempre seguito il cuore; nessuna rivoluzione. Juventus, Napoli, derby, i miei due miracoli…”
Intervista a tu per tu con Alfredo Pedullà per Maurizio Sarri, allenatore ritornato alla Lazio che in esclusiva Sportitalia si è lasciato nuovamente andare ad una bella chiacchierata. Così il tecnico toscano:
“La metodologia di un allenatore moderno? Parte da delle idee, poi fa dei passi indietro, mette nuove cose… mi sembra normale. Nel calcio attuale avere venticinque giocatori adatti al proprio calcio sta diventando praticamente impossibile, cambiare le rose sta diventando sempre più dispendioso e bisogna aumentare nella capacità di sapersi adattare ai giocatori che ha a disposizione. Certo, mi sarebbe piaciuto ritornare al mio calcio perché quello mi dà più gusto ma se alleno Immobile non posso farlo giocare come Ciro Mertens, devo giocare in maniera diversa e l’esperienza alla Lazio non posso racchiuderla negli ultimi tre mesi quando le cose non sono andate bene, c’è un secondo posto. La Lazio mi ha preso, ho amore nei confronti della società, dei tifosi, la scelta è stata amore“.
La Lazio del passato e del futuro: “Chiaro mi aspetto un adeguamento della rosa ma so benissimo la situazione, ci sarà qualche innesto ma non stravolgimento. Il mio addio? Quando hai problemi di salute familiari, probabilmente non sei nelle condizioni mentali di sopportare i normali problemi di lavoro, in quel momento non avevo le basi per poterlo fare. Nulla di eclatante“.
Le richieste dall’estero e il ritorno alla Lazio: “Avevo una trattativa con una società dell’Arabia Saudita, in un mese avrei guadagnato quanto alla Lazio in un anno ma sarei andato dove mi avrebbe portato il cuore. Il calcio l’ho sempre fatto per passione e tutti i soldi arrivati sono arrivati come conseguenza della mia passione, non vorrei cominciare ora per soldi. Se portano tutti i campioni là, vorrà dire che io allenerò quelli scarsi qua“.
LAZIO, SARRI E LA SUA INTERVISTA A SI: SECONDA PARTE
Sarri sulla Nazionale: “La Nazionale può essere un riflesso, una conseguenza del movimento, a livello europeo abbiamo fatto bene considerando anche il ranking europeo a livello di club; sarebbe inaudito non andare al Mondiale, non può mancare a tre edizioni. Ognuno avrà le sue responsabilità, sono tre gli allenatori che sono andati in difficoltà per le qualificazioni, mi risulta difficile pensare che le colpe siano tutte degli allenatori, tutte le componenti hanno qualche tipo di responsabilità. Un consiglio a Gattuso? Continuare ad essere Rino Gattuso, essere se stesso e se lo sei e sei coerente, qualcosa trasmetti. Conosciamo il carattere di Rino, mi rimane anche molto simpatico, spero sia sempre lo stesso“.
L’impronta di Sarri nelle sue squadre: “A livello di ordine, organizzazione, compattezza siano abbastanza inquadrabili, questa capacità di caratterizzazione credo sia una mia caratteristica, poi si può discutere sul livello di spettacolarità, dipende dalle caratteristiche dei giocatori e certi attaccanti da mettere nelle condizioni di fare le cose che sono più bravi“.
Lo Scudetto di Sarri con la Juventus: “Al direttore dissi che la squadra era a fine ciclo, c’era una necessità di intervenire. Strano che quest’anno non siano riusciti a fare bene, Cristiano Giuntoli che ho conosciuto io è ad altissimi livelli, Thiago Motta a Bologna l’ho visto con una squadra difficile da affrontare. L’ambiente Juve è difficile, non so dire da fuori cosa posso essere successo, mi ha sorpreso“.
I cambi in panchina di molti club: “Klopp in una intervista disse che chi giudica un allenatore dopo una sola stagione, non capisce niente di calcio. Non so se avesse ragione al cento per cento ma una buona fetta sì. Il Napoli? Dopo la mia esperienza ha cominciato a capire che gli investimenti potevano essere importanti e spesso tornavano a livello di risultati sportivi ed economici. E’ favorito, era forte anche prima, era un’anomalia la stagione prima, non questa, hanno forza e qualità per essere competitivi”.
LAZIO, SARRI E LA SUA INTERVISTA A SI: TERZA PARTE
Il Psg vincitore della Champions League: “Hanno smesso di fare squadre con delle figurine ma giocatori di talento, sono andati a vincere dove non avevano mai vinto e avevano fallito. Luis Enrique? Sì, è il miglior allenatore, le scelte di coraggio me lo hanno fatto ammirare“.
Su Fabregas: “Quando era terz’ultimo in classifica gli ho detto a Coverciano di non preoccuparsi, secondo me diventa ad alto livello, da top club e lo sta dimostrando con le idee che sta trasmettendo. Ha margini di miglioramento soprattutto nella fase difensiva, non ho dubbi che nel giro di due-tre anni lo vedremo in una top europea“.
Sarri aggiunge: “A Napoli non abbiamo vinto ma mi sono divertito io e il pubblico, in carriera penso di aver fatto due miracoli, lo Scudetto alla Juventus e il secondo posto con la Lazio. Il secondo a Napoli o il Chelsea e l’Europa League no, erano squadre forti“.
Gasperini e l’Atalanta: “La sensazione da fuori è che l’Atalanta sia una società bella strutturata, solida e possa continuare un percorso anche senza Gasperini anche se la mancanza dopo nove anni sarà pesante. Per l’Italia è un periodo incredibile, ci può essere la sensazione di provare una esperienza diversa come Roma“.
Il riprovare il derby di Roma: “Partita devastante, il senso di spossatezza dopo un derby non l’avevo mai provata, pesa tutta la settimana e poi la botta ti arriva quando l’arbitro fischia la fine. Ne ho perso uno ma quella settimana è stata dura, non parlavo con nessuno“.
Ancelotti e il Brasile: “Se aspettava dieci giorni, era il ct dell’Italia“.
Sarri conclude: “Spero di essere accettato bene da tutti a Formello, sono tornato per amore e spero che un po’ di questo amore mi torni“.
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