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Atalanta, l’ex Ilicic: “Senza Covid eravamo in finale di Champions”

Raffaele Campo

ATALANTA ILICIC – Josip Ilicic, 37 anni ed ex attaccante dell’Atalanta, ora nella “sua” Slovenia al Koper, ha parlato a La Gazzetta dello Sport.

Qui le sue parole: “La Fiorentina? Anni complessi. Mi dispiace dirlo, ma coi fiorentini ho chiuso. Mi hanno sempre criticato facendo leva su quanto fossi stato pagato, ma in quattro anni sono stato due volte il miglior marcatore e il miglior assistman. Ero scarso? Sul serio? Siamo arrivati quarti e non bastava. Abbiamo fatto una semifinale di Europa League… e non bastava. Anche lì resta il rimpianto di aver perso una finale di coppa. Detto questo, ho ancora casa a Firenze, città top. Ogni tanto la mia famiglia ci va“.

ATALANTA ILICIC – Continua: “L’Atalanta? Quello che abbiamo fatto noi non l’ha fatto nessuno. Due gol ad Anfield, 5 al Milan, altri 5 al Parma. Abbiamo disputato due finali di Coppa Italia, ma quella del 2019 è come se non l’avessimo giocata. Non ho mai visto Percassi incazzato come per il tocco di mano di Bastos. Era rigore ed espulsione. In molti mi dicono: “Ma se non fosse successo ciò che è successo, il Covid, la depressione e tutto, dove saresti arrivato?”. Non lo so, ma avremmo giocato la finale di Champions. Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno. Viene il Real? Ok, ma dimostra che sei più bravo. L’Atalanta ha cambiato la storia mentre il mondo iniziava a fermarsi, spegnendo la luce…“.

Poi: “Mi hanno offerto soldi per raccontare la mia storia, ma i dettagli li tengo per me. Non sapevo se sarei tornato a giocare, e quando sei chiuso in casa inizi a pensare. Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la famiglia. Ho sofferto. I soldi, i contratti, non mi importava più di nulla. Non stavo bene. E le voci su mia moglie mi addoloravano. Ma si può pensare che avrei trovato mia moglie con un altro? Si è presa insulti incredibili. Qualcosa doveva uscire. Alla fine, sono tornato a casa. In Slovenia era come se il Covid non ci fosse, mentre a Bergamo sfilavano le bare nei camion. Un’immagine tremenda. Qualche anno prima avevo vissuto il dramma Astori, con cui giocai a Firenze. Mi ha segnato“. 

Di seguito: “Era fatta con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mi telefonò Gasperini. “Vieni a giocare per me?”, chiese. “Mister, vado a Genova, non posso”. “Ti chiamerà Sartori, tranquillo”. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato lui mi rispose “e quindi? Che problema c’è?”. Lì ho scoperto cos’è il ritiro con Gasperini. Tra un allenamento e l’altro non riesci a dormire: le gambe pulsano, sei stanco, ti viene da vomitare. Ma ti entra nella testa come nessuno. Quante partite abbiamo ribaltato grazie a quella corsa? Noi duravamo 90’, gli altri al 60’ erano cotti. Ogni tanto con Gasperini c’erano discussioni, ma quando uno si ama litiga“. 

Infine: “Mi hanno cercato in molti: col Napoli era fatta, Percassi bloccò tutto, poi anche Milan e Bologna, con Sinisa. Ma meglio star a Bergamo che uno dei tanti da un’altra parte.  Nel 2022 bussò il Siviglia, ma non ce la facevo più e sono tornato a Maribor. Nel 2023, quando i bergamaschi sono venuti a trovarmi, mi sono commosso“.

 

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