Liverpool, notte fonda: il Burnley espugna Anfield dopo 68 partite

Più di 400 minuti senza gol e non accadeva da 21 anni. Ossia quattro partite senza segnare, per una squadra abituata a utilizzare il pallottoliere con gli avversari. Ad Anfield, addirittura, era dal 2012 che per due gare consecutive il gol non arrivava. E invece dal 19 dicembre e da quel roboante 7-0 al Crystal Palace, il Liverpool di Klopp non ha né più vinto né più segnato in Premier League. Il 4-1 contro i ragazzini dell’Aston Villa in FA Cup è buono solo per le statistiche.
Ma se l’avversario di domenica si chiamava Manchester United, stasera con il Burnley il Liverpool aveva l’obbligo dei tre punti. Vero che con questo regime di pandemia, tutti i campionati sono equilibrati, e nel giro di due partite molte cose possono cambiare. Ora però, per i reds, il problema del gol è un fatto certificato. Mancanza di cattiveria? Di lucidità? Certamente di precisione. E dinnanzi a un avversario chiuso come una scatoletta, serve cambio di ritmo e soprattutto il salvagente delle fasce; il caviale del Liverpool nell’ultimo biennio con Robertson e Alexander-Arnold che fino a ieri andavano in doppia cifra negli assist. Quest’anno entrambi hanno fatto marcia indietro nel rendimento e nei numeri.
CADE IL FORTINO ANFIELD
E invece, quel che è peggio è che dopo tre anni nove mesi il Liverpool perde una partita ad Anfield (1-2 con il Palace nell’aprile 2017) e proprio dal Burnley, l’unica squadra uscita imbattuta dalla chiesa laica del club anche la scorsa stagione (finì 1-1 in luglio). E se il Liverpool ha certamente avuto qualche occasione da rete e colpito una traversa clamorosa con il rispolverato Origi (per la verità con una occasione generata da un erroraccio di un difensore), titolare in una formazione che esclude dall’inizio Salah e Firmino, deve anche ringraziare Alisson se in un paio di occasioni l’ha scampata. Ma lo stesso brasiliano, a una decina di minuti dalla fine, ha provocato il penalty trasformato da Ashley Barnes che ha ghigliottinato il record di 68 partite consecutive casalinghe senza perdere.
Gli assalti confusionari della ripresa, anche con i due attaccanti titolari subentrati, non portano a nulla. Il Liverpool è lento, compassato e solo lontano parente di quella squadra che bucava qualsiasi difesa, schierata o meno. C’è un problema gol, nel momento in cui tutti indicavano la difesa come il tallone d’achille di una squadra rimasta senza Van Dijk e con innumerevoli cambi d’abito nella retroguardia dovuti agli infortuni. E aggiungiamo anche l’assenza di Diogo Jota, un jolly di un altro passo, con la fame e la prontezza dimostrata a inizio stagione e che ora avrebbe fatto molto comodo per risolvere soprattutto questo tipo di partite.
La questione ora si fa seria: a Manchester, un’ora di treno da Liverpool, continuano a vincere. United e City hanno battuto Fulham e Palace ieri, e adesso i campioni in carica sono a -4 da Guardiola e a -6 da Solskjaer. E il calendario, non è che venga proprio incontro a Klopp: Tottenham, West Ham, Brighton, Manchester City e Leicester, prima del Lipsia in Champions League. Ma prima, un viaggio a Old Trafford: in FA Cup, domenica, proprio il Manchester United potrà togliere ai rivali il primo obbiettivo stagionale.