Le quattro giornate di Mourinho: aria di rivoluzione in Turchia
Si è, per il momento, concluso con una squalifica di quattro giornate l’ennesimo vespaio sollevato da Josè Mourinho, autore secondo l’accusa di dichiarazioni discriminatorie e razziste rivolte ai componenti della panchina del Galatasaray, definendo il loro agitarsi alla stregua di quello delle scimmie, pronunciate nel corso del postpartita del derby di Istanbul, terminato con un pareggio a reti bianche.
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Ma davvero un maestro in polemismo e comunicazione come lo Special One è scaduto nella squallida provocazione di natura razzista? O piuttosto il tecnico di Setubal ha tenuto una lectio magistralis, non sarebbe la prima in carriera, sul tema “comunicare e destabilizzare il tuo avversario”, confidando perché no in una strumentalizzazione delle sue parole da parte del Galatasaray e della Federazione turca?
Le quattro giornate di Mourinho: aria di rivoluzione in Turchia
Un piano diabolico per assestare il coup de grace alla già precaria credibilità di una Federazione e di un collegio arbitrale nell’occhio del ciclone da svariati anni, in un clima di tensione crescente, con il Fenerbahce capofila nel denunciare un sistema sistematicamente impegnato a favorire il Galatasaray.
Poco meno di un anno fa, era il 7 aprile del 2024, in occasione della finale di Supercoppa contro gli acerrimi nemici, il Fenerbahce decise di schierare la sua formazione Under 19 per abbandonare poi la partita dopo appena 1′ di gioco. Una scelta radicale e suicida motivata e dall’aggressione subita poche settimane prima sul campo del Trabzonspor, con l’invasione dai tifosi e i giocatori picchiati a fine partita, e dalla mancata concessione di un arbitro internazionale per la finale con il Galatasaray.
Poco è cambiato nella stagione in corso dove polemiche seguite a decisioni controverse sul fronte arbitrale si sono succedute incessantemente. A riproporre l’abbandono del terreno di gioco come forma radicale di denuncia è stato l’Adana Demirspor, squadra che nel recente passato ha visto Montella in panchina e Balotelli in campo, poco dopo la metà del primo tempo nella sfida giocata contro il Galatasaray, in reazione a un rigore inesistente assegnato su una evidente simulazione di Mertens, senza che il Var intervenisse a correggere la decisione del direttore di gara.
Le quattro giornate di Mourinho: aria di rivoluzione in Turchia
L’arrivo di Mourinho, alla ricerca di un titolo nazionale che manca dal 2013-2014, ha calamitato un’attenzione mediatica senza precedenti per il calcio turco. Il portoghese ha iniziato senza farsi pregare a picconare la classe arbitrale con la rodata alternanza di gesti plateali in campo e bordate ai microfoni della stampa, costellando la sua battaglia contro la classe arbitrale e l’occulto “Sistema Galatasaray” di momenti divenuti immediatamente iconici. Se nella sfida con l’Antalyaspor in risposta a una decisione dubbia decide di posizionare il suo PC con il fermo immagine che prova l’errore arbitrale in favore di telecamera, in una recente conferenza stampa ha lanciato un appello alla stampa, chiedendo di rompere il silenzio intorno la corruzione nel sistema calcio turco.
Solo poche settimane prima il derby, Mourinho si è reso protagonista di una sapida replica, sempre con utilizzo della metafora animale, dopo che Icardi e Mertens lo avevano ribattezzato “The crying one”. Il portoghese ha affibbiato sarcastico all’ex nerazzurro l’appellativo di GOAT, in un brillante rovesciamento di significato: non nell’accezione di “Greatest Of All Time”, ma di capra, alludendo allo scarso acume e, per i più maliziosi, alle chiacchierate infedeltà dell’ex moglie Wanda Nara che avrebbero, figurativamente, reso l’argentino affine al cavicorne quadrupede.
Polemiche che hanno convinto la Federazione turca a scegliere un arbitro internazionale, il serbo Slavko Vincic direttore dell’ultima finale di Champions League, per il derby, cedendo così alle pressanti richieste del Fenerbahce. Così dopo uno 0 a 0 che consente al Galatasaray di preservare i 6 punti di distanza sui rivali in vetta alla classifica ecco che nel postpartita si consumano fatti e parole oggetto d’accusa.
Le quattro giornate di Mourinho: aria di rivoluzione in Turchia
In conferenza stampa Mourinho, dopo aver ribadito l’inadeguatezza degli arbitri turchi in opposizione all’ottima direzione gara di Vincic, stronca sprezzante il Galatasaray, rimarcando come la somma algebrica di ottime individualità non equivalga e essere una grande squadra e, infine, nel rispondere a una domanda sul talentuoso difensore Yusuf Akcicek, schierato come titolare nonostante sia neomaggiorenne, usa queste parole:
“Mi ha salvato il culo, scusate l’espressione, nonostante dal primo minuto abbiano cercato la sua ammonizione, bravo l’arbitro a non cascarci malgrado nella panchina del Galatasaray saltassero come scimmie”.
Se i termini per definire la veemenza nel protestare non sono certamente eleganti, è altrettanto condivisibile come non sembra esserci traccia di discriminazione etnica e razziale. Piuttosto un ulteriore passaggio della strategia volta a togliere sicurezza psicologica agli avversari, minandone lo status quo da prima della classe.
La natura intimidatoria e ritorsiva della squalifica paradossalmente segna un altro punto a favore di Mourinho, avvalorando l’idea di un organo con una vocazione punitiva e non garante superpartes del rispetto delle regole.
Il portoghese ha così compiuto l’ennesimo colpo gobbo della sua carriera, questa volta non sul campo da gioco, ma in quello decisamente più vasto della reputazione e della credibilità avversaria.
Una vittoria che potrebbe valere molto più di tre punti, determinando un improvviso cambio di inerzia in una stagione che appariva saldamente nelle mani del Galatasaray che, fermato sul pari dal Kasimpasa nell’ultimo turno di campionato, ha visto ridursi a sole quattro lunghezze il suo vantaggio da capolista.