Fassone: “Mr. Li ha preferito il default. Ho trattato Ronaldo per il Milan”
[df-subtitle]Fassone, ex amministratore delegato del Milan, spiega: “Non so da dove siano arrivati i soldi, ma erano coinvolti advisor prestigosi. Perchè avrei dovuto dubitare?”[/df-subtitle]
Marco Fassone, ex amministratore delegato del Milan, torna a parlare. A 3 mesi dal licenziamento per <giusta causa>, il dirigente ha rilasciato un’intervista fiume a Il Sole 24 Ore in cui difende con forza il suo operato, svela un retroscena di mercato ma soprattutto si dice sorpreso della scelta di Mr. Li di andare in default, lasciando il club rossonero al fondo Elliott.
Ecco un estratto dell’intervista, che comincia con un’analisi del suo lavoro durante l’anno trascorso al Milan: “Credo che il Milan sia stato guidato da un ottimo consiglio di amministrazione. Non c’ero solo io come amministratore delegato, ma anche, come consiglieri, l’avvocato Roberto Cappelli, Marco Patuano e Paolo Scaroni. Questi ultimi due sono presenti ancora nel nuovo Cda. Tutte le decisioni erano prese all’unanimità. Eravamo non amici, ma quasi”.
Il bilancio del Milan sotto la gestione Li, anche se approvato dopo l’arrivo di Elliott, evidenzia un rosso per 126 milioni, con costi aumentati del 22,7% rispetto all’esercizio precedente: “Però sotto la mia gestione – precisa Fassone – , rispetto al 2016-17, abbiamo fatto 20 milioni di ricavi in più e 50 milioni di margine in più. Il rosso di 126 milioni comprende 45 milioni di componenti straordinarie, spesate integralmente da Elliott, dovute per 22 milioni a svalutazioni di giocatori come Kalinic e Bacca. Per 17.5 milioni ad accantonamenti per me e altri 5 manager che sono usciti dal club. E per la parte restante per pagare i giocatori della seconda squadra, che è stata abbandonata, e per accantonare le risorse per un’eventuale multa dell’Uefa. Senza questi 45 milioni di svalutazioni e accantonamenti, io avrei chiuso il bilancio con una perdita di 81-82 milioni, che sarebbe stata migliore rispetto al business plan iniziale di 10 milioni. I costi sono aumentati per i salari dei giocatori acquistati e per le trasferte Uefa, che non c’erano l’anno prima. Ma gli altri costi generali sono diminuiti di 6 milioni. In ogni caso, il valore della rosa di oggi è molto superiore al valore della rosa di giugno 2016″.
Il business plan messo a punto da Fassone e soci si è rivelato troppo ottimistico: “Sicuramente erano troppo ottimistici i valori riportati nel piano relativi alle entrate del mercato cinese. Il presidente Yonghong Li era convinto di riuscire a centrare quei target. Poi, come si è visto, la Cina ha dato zero, ma siamo comunque riusciti a compensare con i ricavi da stadio e soprattutto plusvalenze: 35 milioni nella campagna estiva dello scorso anno, cedendo Niang al Torino e Lapadula al Genoa. E poi ci sono stati appunto circa 6 milioni di minori costi generali. Alla fine, esclusa la Cina, il risultato è stato significativamente migliore del budget. Il risultato netto, approvato in Cda a giugno, era nettamente migliore”.
La Uefa, però, non ha creduto ai numeri forniti dai vertici di via Aldo Rossi: “Il Tas ha poi smentito le tesi Uefa – sottolinea Fassone –. Ha definito le previsioni del business plan accurate e raggiungibili e indicato che la gestione è stata corretta”.
Per quanto riguarda Yonghong Li, Fassone dice di non aver più contatti con lui, ma di sentire ogni tanto il suo braccio destro, David Li. Spiega inoltre di non conoscere la provenienza dei soldi arrivati per l’operazione: “Ignoro da dove siano arrivati i soldi dell’operazione. Se fossero suoi o in prestito. Però nell’operazione con Fininvest erano coinvolti gli advisor più prestigiosi. Da Lazard e Rothschild e lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli. Perché dovevo dubitare?”.
Resta difficile poi capire come sia possibile che, dopo aver speso parecchi milioni tra l’acquisto del club e gli aumenti di capitale versati, Mr. Li abbia fatto saltare l’investimento fatto per appena 32 milioni: “In Cda si era deciso che, nel caso non fossero arrivati gli introiti cinesi, Mr Li avrebbe dovuto fare aumenti di capitale per complessivi 120 milioni. Mano a mano che passava il tempo, gli introiti cinesi non arrivavano. Mr Li aveva messo 88 milioni di aumento. Ne mancavano 32 per arrivare a 120, quindi li ha anticipati Elliott come da accordi. A quel punto Mr Li ha preferito andare in default. Ha sorpreso anche me questa decisione”.
Tra il Milan e Marco Fassone il contenzioso è ancora aperto: “Al Milan avevo la carica di ad e direttore generale. Le cifre non le voglio commentare, ma se avessi accettato quanto proposto dal Milan (si parla di circa 2 milioni di euro, contro la richiesta del manager di 10), sapendo che gli accordi erano altri, avrei dato l’impressione di essermene andato con qualcosa da nascondere. Deciderà il giudice a questo punto”.
Infine, ecco la bomba di mercato: “Mister Li volva Ronaldo perché riteneva che avesse una grande forza sul mercato cinese. Il giocatore voleva andarsene da Madrid. ci siamo visti nel luglio 2017 con il suo procuratore Mendes, per verificare i costi e la disponibilità del giocatore. Poi convinsi Mr. Li a lasciare perdere il sogno, in quanto Ronaldo costava troppo”.