Valencia – Juventus: il ritorno di Joao Cancelo

[df-subtitle]In gol nella prima partita col Valencia in Champions League 3 stagioni fa, Cancelo torna allo Stadio Mestalla evocando ricordi in tutto l’ambiente[/df-subtitle]
Valencia – Juventus di stasera non sarà solo il ritorno in Spagna di Ronaldo o il dibattito sulla Juventus che mai come in questa stagione partirà con il ruolo di favorita – o comunque nel gruppetto delle maggiori candidate al titolo – o per restare in casa del Valencia, il ritorno dei “pipistrelli” nella massima competizione europea. La partita di stasera vedrà in campo un giocatore che sentirà più degli altri l’atmosfera del Mestalla: Joao Cancelo, che con la maglia del Valencia ha giocato per 74 volte nella prima divisione della Liga Spagnola, rivelandosi al mondo come uno degli esterni offensivi più interessanti in circolazione.
La storia di Cancelo a Valencia è controversa; arrivato giovanissimo dal Benfica con il quale collezionò poche presenze e senza raccogliere alcun gettone in nazionale maggiore, l’esterno lusitano fu pagato a peso d’oro: 15 milioni di euro. Appartenente alla celebre scuderia del potente Mendes, per il suo cartellino nessuno ha mai fatto sconti, e dopo essere passato in prestito per un anno all’Inter, è stata la Juventus ad assicurarsi il giocatore per non meno di 40 milioni di euro. Con la maglia dei valenciani Cancelo si mise in mostra soprattutto per qualità offensive e dopo un primo anno di puro apprendistato (con 10 presenze in campionato di cui solo 5 da titolare), nel secondo anno il lusitano – orfano di madre persa quando era giovanissimo in un incidente stradale – si prende la fascia destra mostrando grandissime qualità nel dribbling e nella capacità di creare gioco e superiorità numerica. In quella stagione Cancelo firma anche un gol in Champions League, inutile ai fini del risultato, nella sconfitta interna per 2-3 con lo Zenit nel ritorno in Champions League del Valencia dopo due stagioni di purgatorio.
La terza stagione è quella della sua consacrazione: diventa titolare – quasi – indiscusso giocando prevalentemente come esterno alto, alternandosi spesso nel ruolo di terzino con un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Martin Montoya, lui sì passato da Milano – sponda Inter – con pochissima fortuna.
Il passaggio all’Inter di Cancelo arriva con l’addio – tra le lacrime – proprio in quel Mestalla che lo vedrà in campo da nemico fra poche ore e l’attestato di stima dell’allenatore Marcelino, che incrocerà nuovamente questa sera: “Mi è piaciuto l’atteggiamento di Cancelo, è un ragazzo da elogiare. Prima della partita sapeva che stava per andare all’Inter ma ha voluto giocatore lo stesso. Penso che questo dimostri innanzitutto che tipo di persona sia e tutto quello che ha dato per questa maglia, non ha avuto una vita facile ma ci ha messo mucho caracter mucho sentimiento. Sono lieto di averlo incontrato e allenato.”
Nella stagione in maglia nerazzurra Cancelo mostra al calcio italiano sprazzi di grande classe e – in un calcio più maturo, tattico e fisico – tutti i suoi limiti in fase difensiva:” E’ sempre stato un giocatore appariscente, ma ha mostrato poca continuità. Come terzino destro non ha mai convinto a causa delle sue gravi lacune difensive, come esterno ha mostrato il suo miglior calcio, ma a Valencia sono rimasti fin troppi elementi da lucidare” sosteneva quest’estate Deporte Valenciano. Ora a Torino dopo poche giornate è già un idolo della tifoseria per la sua grande tecnica e la propensione offensiva ed è un’altra valida arma d’attacco in più per il suo allenatore, ma in fase di non possesso dovrà migliorare: dal suo lato infatti sono nati 2 (entrambi con il Chievo) dei 4 gol subiti sin qui dalla squadra bianconera in campionato.
Cancelo sulla fascia destra (alto o basso che sia), rappresenta perfettamente la concezione moderna del terzino e della quale prima Dani Alves e poi Marcelo – giocatori diversi fra di loro e rispetto allo stesso portoghese – sono stati i massimi esponenti in questi anni. Giocatori capaci non solo di creare superiorità numerica grazie al dribbling, ma anche di spostare sulla fascia destra la qualità e la costruzione del gioco: terzini ultra-offensivi, dai piedi raffinati e capaci di stringere all’interno fino a fungere da mezz’ali di costruzione e possesso. Ora la Juventus se lo gode, ma lui sa che per diventare un giocatore totale, dovrà migliorare ulteriormente sia in fase difensiva che in fase realizzativa.
E a proposito di ex in campo, stasera non si vivrà di solo Cancelo; tra i pali del Valencia infatti giocherà Neto, dimenticato abbastanza in fretta dalla Juventus, lui che invece sperava di vestire proprio quella maglia che ora indossa Szczesny: “Non ero contento. Non ho sentito la fiducia. Ho perso la voglia perché vedi che quello che fai non è importante. Alla Juve era così, non c’era concorrenza. Sono rimasto due anni ad aspettare cose che non sono successe. Non pensavo di scavalcare Buffon ma di fare il meglio dentro al campo e cercare di dimostrare che ero all’altezza di poter giocare titolare”.