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Rudi Garcia, la pazienza è finita. ADL, ora cosa si fa?

Cristiano Abbruzzese
Rudi Garcia De Laurentiis Napoli

Il tempo dell’attesa è (quasi) giunto al termine. Rudi Garcia è arrivato al capolinea di un possibile amore calcistico probabilmente mai sbocciato. Certo, raccogliere l’eredità di Luciano Spalletti che ha riportato lo Scudetto a Napoli dopo 33 anni sarebbe stato complicato per chiunque, ma dopo un primo periodo di “ambientamento”, i risultati sarebbero dovuti arrivare. E invece, Rudi Garcia è riuscito nell’intento di sabotare una macchina quasi perfetta.

Fondamentalmente il Napoli è lo stesso che ha vinto il Tricolore, a eccezion fatta dell’addio di Kim sostituito da Natan che, da quando ha messo piede in campo, ha dimostrato di che pasta è fatto.

E allora, perché Garcia è arrivato con l’intento di imporre le sue idee? Si sa, le regole di uno spogliatoio sono sacre, soprattutto se si tratta di quello dei Campioni d’Italia. Ergo, paghi lo scotto di un carattere autoritario e a tratti schivo, specialmente se la cosiddetta amalgama non è venuta a crearsi.

RUDI GARCIA E L’EQUIVOCO TATTICO

Dopo il match pareggiato contro il Bologna, la squadra ha avuto un confronto con il tecnico chiedendo, espressamente, di giocare la palla tra i piedi, continuando così a seguire il credo tattico di Spalletti. Fino a quel momento, il Napoli palesava una grande distanza tra i reparti, soprattutto tra difesa e centrocampo. Esempio lampante il match contro la Lazio, con i biancocelesti che nel secondo tempo hanno sfruttato più di una ripartenza per poter andare a rete.

Inoltre, il gioco in orizzontale non ha mai giovato, una melina stancante che finiva con il classico “palla lunga e pedalare”. Nella Roma c’era Gervinho che poteva togliere le castagne dal fuoco, nel Napoli Osimhen è completamente isolato e si ritrova a combattere contro le marcature a uomo che ha sempre sofferto.

Questo tipo di attitudine tattica stava per penalizzare anche Stanislav Lobotka, l’instancabile faro del centrocampo partenopeo dai cui piedi partivano la maggior parte delle transizioni attive del Napoli spallettiano.

E Kvara? Il gioiellino georgiano, apparso quasi sempre nervoso, è il lontano parente di quello ammirato nella scorsa stagione. Nonostante questo “ritorno tattico” di Garcia, Kvicha parte spesso dalla fascia mancina del centrocampo, giocando lontano da Osi. Questo con Spalletti non succedeva, anzi, avveniva il contrario: è stata infatti la chiave di Volta che ha dato la marcia in più al Napoli.

RINNOVI CONTRATTUALI

La questione rinnovi è palese. Caso Osimhen: mancato accordo ad agosto, sfottò social dopo il rigore sbagliato con il Bologna, foto dello Scudetto vinto cancellate dai suoi canali ufficiali e un rapporto con Garcia mai sbocciato. Tutto questo vuol dire poca attenzione e svogliatezza in campo, nonostante le smentite.

Stesso discorso per Kvaratskhelia. Dopo una stagione estremamente positiva, il numero 77 si aspettava un contratto da top. Finora nulla. Così come Zielinski. Il centrocampista polacco, dopo aver rifiuto le ricche sirene arabe, avrebbe accettato di rinnovare il vincolo contrattuale con il Napoli anche a cifre minori di quelle attuali. Nessun segnale da parte della società al momento.

Da aggiungere a questa lista anche Alex Meret. Il portiere classe ’97 è apparso poco reattivo, mettendo a nudo alcune lacune che, complice il grande lavoro difensivo della passata stagione, non erano uscite fuori. Mai un’uscita nell’area piccola, sempre passivo sui calci piazzati. E un contratto in scadenza nel prossimo giugno. Forse per questo manca la tranquillità?

PRESIDENTE, E ORA COSA SI FA?

Nell’incontro che si è svolto poche ore fa, il presidente De Laurentiis avrebbe confermato la fiducia a Rudi Garcia, almeno fino al match con il Milan del 29 ottobre. La situazione, però, appare quasi insostenibile: quali sono i piani per risollevare la stagione? Prendere in seria considerazione l’idea dell’esonero oppure andare avanti con il tecnico francese per altri tre match?

Nel primo caso, il sogno proibito è Antonio Conte, l’idea più realistica è Igor Tudor, la suggestione è rappresentata da Marcelo Gallardo, un tecnico che conosce bene il calcio europeo avendo vestito, da calciatore, la maglia del PSG; inoltre, predilige il 4-3-3 con varianti tattiche in stile spallettiano ed è un ottimo gestore di giovani talenti, vedi Enzo Fernandez e Julian Alvarez, solo per citare qualche nome.

Caro presidente, serve una scossa e anche in fretta: non dimentichi che stiamo parlando della squadra Campione d’Italia in carica.