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Roque Junior: “Milan, credi in Duarte e Paquetà, hanno bisogno di tempo”

Redazione
Milan Paqueta

Nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Roque Junior ha raccontato l’esperienza avuta al Milan.

Parole dopo l’arrivo al Milan:

“Quando arrivai, il grande punto di riferimento al Milan era Zaccheroni. In Brasile non avevo imparato tanto difensivamente e lui mi insegnò molto sotto questo aspetto. Come detto, mi istruì nel gioco di squadra e sul collettivo. Non dovevo guardare solo l’avversario, ma la palla e di ridurre gli spazi del campo. Ciò cambia abbastanza la dinamica del gioco”.

Parole su Maldini e sulla finale di Champions a Manchester:

Maldini? Conosce la cultura del Milan, è una brava persona e può aiutare il club.

La finale della Champions a Manchester? All’epoca il calcio italiano stava molto meglio. Finale italiana con la Juventus e prima avevamo eliminato l’Inter in semifinale. Giocai infortunato durante i supplementari poiché avevamo fatto tutte le sostituzioni. Così ho potuto pure dare il mio contributo.

Parole sull’addio al Milan:

L’addio al Milan? Magari potevo restare ancora un po’ in Italia, però sono decisioni che si prendono nella vita. Ero già stato campione del mondo e avevo vinto la Champions. Al Milan c’era molta rotazione, non potevo giocare sempre. Il calcio inglese era ben diverso da quello italiano. Allora c’erano quattro o cinque squadre che si giocavano lo Scudetto e le altre praticavano il tradizionale calcio inglese di palloni lunghi, traversoni alti. Al giorno d’oggi le squadre inglesi giocano di più palla a terra.

Parole su Paquetà:

Paquetà? Se il Milan l’ha comprato è perché ha delle qualità. Ma si deve guardare a tutta la squadra non a solo un calciatore. Il momento del Milan non è lo stesso dei tempi di Berlusconi. Ma ci sono sempre tante aspettative per i risultati. E per alcuni ci vuole tempo per adattarsi.

Parole su Duarte:

Duarte? A poco a poco potrà inserirsi nella squadra. Lo conosco dal Flamengo. E’ bravo nell’uno contro uno e ha una buona tecnica. In Italia il gioco è collettivo, di squadra, ci si protegge di più in marcatura. Questo aiuta, bisogna essere bravi sia tecnicamente che tatticamente. Léo sa sviluppare il suo calcio”, ha chiosato Roque Junior.