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Roma, Mancini: “A De Rossi non è stato dato tempo. Dovbyk…”

Raffaele Campo

ROMA MANCINI DE ROSSI – Gianluca Mancini, dall’estate 2019 alla Roma, ha rilasciato una lunga intervista a Cronache di Spogliatoio.

Così il difensore giallorosso: “Le coppe, avendo fatto negli ultimi 5 anni tante semifinali e finali, sono tornei a cui tenevamo. Peccato che quest’anno non sia stato così. In campionato faceva troppo male non vederci davanti. Ma negli allenamenti, la voglia di stare bene insieme c’era. Non eravamo super-tranquilli, ma sapevamo che le cose si sarebbero sistemate. Non pensavamo di lasciar andare il campionato, noi ragioniamo partita dopo partita. Ci premeva risalire in classifica, perché vedere la Roma in quelle posizioni faceva male. In coppa abbiamo dato il massimo, poi c’è stata quella decisione che ha cambiato l’esito del match e l’abbiamo buttata via. Ma abbiamo sempre dato il massimo per arrivare in fondo alle competizioni. In campionato ci stiamo riuscendo, ma non abbiamo fatto ancora niente“.

ROMA MANCINI DE ROSSI – Continua: “Ranieri ha aperto la porta dello spogliatoio e ha trasmesso rilassamento di tensione. Vivevamo male la situazione. Poi il mister ci ha spiegato come lavora, come pretende alcune cose, a livello di campo e atteggiamento. A novembre venivamo da brutti risultati e fin da subito ha detto: ‘I cavalli si vedono all’arrivo’. È arrivato in una situazione drammatica, senza conoscerci, e dire una cosa così ci ha fatto pensare che lui ci credeva. Ci siamo detti di lavorare, seguire la sua esperienza per poter arrivare a dove siamo adesso. Ma ora è nulla, manca ancora tanto alla fine e siamo concentrati su queste ultime gare“.

Di seguito: “Io con i se e con i ma non vado d’accordo. Il mister è arrivato a novembre, abbiamo fatto tre cambi in panchina in una stagione, anche se a De Rossi non è stato dato il tempo. La verità è che abbiamo avuto tre allenatori e ci sono state difficoltà iniziali. Anche con lui non abbiamo iniziato benissimo, abbiamo perso alcune partite. Ma c’era qualcosa di diverso, lo sentivamo nell’aria. Questa è stata la stagione: c’erano colpe nostre, perché in campo ci siamo noi. Rispondo così. Questo è, guardo il campo, i punti, le gare vinte. E se a questo punto siamo qui vuol dire che ora meritiamo questo“.

Poi su Dovbyk: “Artem è un ragazzo d’oro, eccezionale. Sappiamo quello che purtroppo la sua famiglia sta vivendo, credo che lo condizioni. In campo, nei 90′, bisogna essere bravi a dimenticare. Io lo prendo in giro, a volte lo sprono perché è un armadio a quattro ante e quando vado a contrasto ho quasi paura: se ti prende forte, ti rinvia di quattro metri! A fine primo tempo l’ho caricato in modo particolare, gli ho detto: ‘O fai gol, o prendi un giallo. Voglio vederti dare una spallata a un difensore e farlo volare fuori dai cartelloni!’. Guarda caso il gol nasce con una spallata a Baschirotto: sono entrambi grossi, ma Artem ci è andato con quella cattiveria agonistica, ha fatto gol e gli ho detto: ‘Sei forte, devi sfondare tutti’. Ma sempre in ambito calcistico!“.

 

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