Igli Tare: “Lotito grande mente ma più liti che momenti di pace”

IGLI TARE: “LOTITO GRANDE MENTE MA PIÙ LITI CHE MOMENTI DI PACE” – Igli Tare è un emblema della Lazio. L’ex calciatore e dirigente albanese ha indossato la maglia biancoceleste per 54 volte tra il 2005 e il 2008 e, una volta appesi gli scarpini al chiodo, è entrato a far parte della squadra di Lotito, abbandonandola dopo 15 anni di amore.
Tare si è raccontato in una lunga intervista al Corriere dello Sport, in cui ha rivelato interessanti retroscena del suo rapporto con il presidente del club capitolino e altri protagonisti della recente storia della Lazio.
IGLI TARE: “LOTITO GRANDE MENTE MA PIÙ LITI CHE MOMENTI DI PACE”
Queste sono le parole di Tare al Corriere:
Il rapporto con Lotito:
“Il presidente Claudio Lotito è una grande mente, ha una determinazione e una forza di volontà pazzesche. Sono il suo pregio, ma anche il maggior difetto. Io gli sono grato per tutte le cose che ho imparato. Mi chiamava alle 2 di notte: ‘Stai dormendo?’. ‘È successo qualcosa?’ rispondevo, e lui parlava per delle mezze ore. Sono state più le litigate che i momenti di pace”.
Il divorzio
“Io ho preso la decisione e lui l’ha condivisa, gli andava bene di cambiare percorso, interlocutore e fare altro. Un anno fa, a inizio stagione, gli anticipai che a giugno avrei chiuso, che quella appena cominciata sarebbe stata l’ultima. Chiesi solo di uscire con onore, con dignità. Così è stato”.
Le presunte liti con Sarri
“Niente di più falso. Sarri non è mai stato un problema. Mi ero informato prima di prenderlo, sapevo tanto e volevo che fosse lui ad allenare la Lazio. Può chiudere la carriera in biancoceleste? Conoscendolo, dico di no. Tuttavia lo auguro alla Lazio e a Maurizio“.
La stima per Pioli
“Grande uomo e grande allenatore, Stefano è sincero. Mi dispiacque l’esonero il secondo anno, lui stesso ha ammesso che è stato il dolore professionale più forte, gli piacevano l’ambiente e il progetto. L’eventuale affiancamento di Ibrahimovic potrebbe giovargli? Stefano ha bisogno di confrontarsi con sincerità, senza retropensieri”.
Il legame con Inzaghi
“Mio fratello. Diciotto, o forse vent’anni insieme. Simone lo trovai nel 2009 al campo, allenava i Giovanissimi nazionali, pensai che avrebbe fatto una splendida carriera e lo dissi anche. È un predestinato”.
Il mercato
“Felipe Anderson, Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Lucas Leiva, Klose, Lulic. Ma anche Brocchi, il mio primo acquisto. Mi hanno rimproverato Muriqi e Vavro? Si sottovaluta la complessità dell’inserimento di uno straniero in una nuova dimensione di squadra. Caicedo? Io sono testardo, quando credo in un giocatore non mollo di un centimetro. Inzaghi mi diede del matto, quando lo vide, eppure ci ha tanto aiutato. Giroud era nostro, solo che all’ultimo il Chelsea si mise di traverso e non lo lasciò partire”.
La Roma
“La Roma ha una storia importante e una tifoseria pazzesca, ma mai bella come quella laziale. La nostra coreografia nell’ultimo derby era emozionante. Mourinho è un bene, il numero uno della comunicazione mondiale. Nessuno sa gestire i momenti, le situazioni di calcio, come lui. La sua storia e quella di Allegri sono inattaccabili, parlano i risultati. Contano i primi posti, dei secondi non si ricorda mai nessuno”.