Decreto Crescita abolito, Lotito: “Mortificato. Muore pure la Roma..”

Decreto Crescita abolito: Claudio Lotito, Presidente della Lazio, ha espresso tutto il proprio malessere per l’abrogazione dell’emendamento
“Abolizione del Decreto Crescita? Sono mortificato, ma non solo io. Questa è una norma che segna la fine del calcio italiano e della sua competitività. Prendiamo ad esempio la Roma: come avrebbe fatto a mettere sotto contratto Lukaku e Mourinho? Sarebbe stato impossibile per i costi che comportano due simili ingaggi. La Roma senza Decreto Crescita muore, così come non sarà più possibile ingaggiare grandi calciatori o allenatori per le società italiane. Si parla di stravolgere progetti, di basare tutto sui giovani: ma non scherziamo!”. Virgolettato firmato Claudio Lotito, Presidente della Lazio, ai microfoni de La Stampa.
Il numero uno bianceleste ha espresso tutto il proprio malcontento per l’abrogazione della normativa che prevedeva gli sgravi fiscali per le società che intendevano tesserare professionisti che provenivano dall’estero. Il cosiddetto Decreto Crescita vedrà la propria estinzione a partire dal primo gennaio, data in cui scatterà la nuova manovra finanziaria emanata dal Governo. L’abolizione dell’emendamento influirà anche sui rinnovi contrattuali di quei calciatori già presenti nelle varie rose e i cui accordi avranno scadenza prefissata da giugno 2024, non solo sulle nuove trattative condotte dalle società. Malgrado non ci sia ancora nulla di ufficiale, ma solamente di ufficioso, il Governo riceverà pressione da parte delle squadre per far sì che, la norma, non venga abrogata.
Al malcontento generale, si è allineato anche il Presidente della Lega Serie A, Casini, il quale ha commentato: “Si è deciso di predisporre un documento sintetico che mostri i danni di questa abolizione e come toglierlo possa sfavorire anche i giovani. Il testo avrà intento collaborativo, non di contrasto”. La Lega Serie A sostiene la tesi secondo cui, l’eliminazione del Decreto stesso, inficerebbe soprattutto sui settori giovanili delle squadre, con le società che destinerebbero quegli stessi proventi per espletare altre formalità.