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Bologna, Fabbian: “Non penso alla Nazionale”

Jacopo Petricciuolo
Fabbian

Bologna Fabbian Nazionale – Grandissima stagione per il Bologna, quarto momentaneamente in attesa del recupero di stasera dell’Atalanta contro l’Inter. Una delle più grandi sorprese è il centrocampista Giovanni Fabbian, arrivato in estate con l’Inter e divenuto titolare col passare delle giornate. Lo stesso Fabbian ha parlato alla Gazzetta Dello Sport parlando del suo momento e delle prospettive future.

Il nonno calciatore – Era molto bravo a giocare. Rocco lo voleva in squadra, ma lui era l’unico maschio di una famiglia contadina che aveva già avuto 8 figlie femmine. Mio bisnonno aveva bisogno di lui nei campi e disse di no. Poi anche mio padre, idraulico, ha giocato a livello amatoriale“

Orgoglioso – Penso sia orgoglioso e felice. Un Fabbian in Serie A, alla fine, ci è arrivato. Credo che veda sé stesso nella mia maglietta. L’unico consiglio che mi ha dato è divertirmi e restare tranquillo. E io lo faccio, i grilli per la testa non ci sono e se si manifestano, li scaccio”.

Passione per il calcio – Per il calcio era e sarà sempre un’ossessione. Ho dovuto salutare la famiglia ed è stata dura. Ero un bambino o poco più, qualche lacrima è scesa. È stata un’esperienza bellissima che mi ha fatto crescere. Con molti di quei ragazzi ho mantenuto un rapporto che porterò con me per sempre. É stato difficile, soprattutto la prima notte, ma volevo provare cosa significasse bastare sé stessi, avere autonomia. Anche quando ho avuto nostalgia non sono mai voluto tornare indietro“.

Bologna, Fabbian: “Non penso alla nazionale”

Studio e sport – Ho fatto il Liceo Scientifico, prima a casa poi alla scuola dell’Inter. Ho preso la maturità e ora sono inscritto all’Università in Economia e Commercio: mi interessano le materie e ho già dato tre esami. Calciare e pensare non sono termini in contraddizione. Nel calcio ci vuole talento, che è una forma di intelligenza intuitiva, ma anche capacità di ragionamento, visione del gioco, scelta dei tempi e disciplina tattica. La mia è una famiglia concreta, Non ho tempo di annoiarmi. Ognuno usa il tempo libero come vuole. Io ho un progetto futuro. Quando posso studio, quando il lavoro me lo consente. Mi piace farlo. Devo costruirmi una seconda strada dopo la carriera da calciatore.

Situazione ideale – Mi trovo benissimo qua, non è una risposta diplomatica. Siamo un bel gruppo, ci divertiamo e abbiamo voglia di vincere e di giocare a calcio. I tifosi sono felici con quel modo non eccessivo e non arrogante che è proprio di questa città. Tutto è sobrio e allegro. Ci supportano e lo stadio pieno ci aiuta a dare il meglio”.

Motta – Con lui mi trovo benissimo. È un maestro di calcio che chiede molto a ciascuno di noi, ma sa garantire un clima bello e sereno, dentro e fuori dal campo. Sa essere duro quando necessario e ci aiuta a migliorare. Cerco di fare quello che è più utile alla squadra. Ovviamente mi piace segnare, ma il mio ruolo è così bello, consente di legare il gioco nostro, interrompere quello altrui, disegnare lanci e costruire fraseggi. Tutto il calcio in un ruolo“.

Futuro – Non so se l’Europa è possibile. L’obiettivo è vincere ogni volta che scendiamo in campo. Non sempre riusciamo, ma dobbiamo provarci”. E sulla nazionale: “Non ci penso. Mi sembra troppo. Ovviamente ne sarei felice ed onorato. L’azzurro è il sogno che popola l’immaginario di ogni ragazzino. È anche il mio sogno, ma posso arrivarci sono giocando bene. Solo così avvererò il desiderio”.

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