Udinese bella per tre quarti

[df-subtitle]L’Udinese dà spettacolo per un tempo, poi controlla, ma nel finale di partita rischia la beffa: solo la poca verve della squadra doriana evita il secondo pareggio consecutivo[/df-subtitle]Ieri sera l’Udinese per 75 minuti di gioco ha dominato una Sampdoria ancora lontana dalla quadratura del cerchio. Il club allenato quest’anno dal giovane spagnolo Velazquez è squadra frizzante, brillante, capace di distendersi in verticale grazie alla velocità e l’estro delle due ali, De Paul e Machis, già decisamente in forma in questo inizio di campionato. Tatticamente ben messi in campo, la squadra però si fa notare soprattutto per la grande grinta a centrocampo che ci mette nel recuperare palloni: Behrami e Samir sradicano la sfera dai piedi della concorrenza e permettono, grazie anche alla tecnica di Mandragora e alla prestanza di Fofana, le veloci ripartenze che in alcuni casi potevano essere sfruttate meglio dai giocatori in proposizione offensiva. Per 30/35 minuti l’Udinese esprime un grande calcio, in verticale, nonostante chi lo guida dalla panchina, viste le origini, sulla carta potrebbe prediligere un modo di giocare più compassato e orizzontale. In realtà il tecnico nato 37 anni fa a Salamanca, si dimostra persona intelligente, strutturando le sue idee con la rosa messa a disposizione dagli uomini di mercato della squadra bianconera.
Velazquez sceglie, nello sfogliare la margherita della sua tattica, anche l’opzione dei tiri da lontano: sono tanti infatti i tentativi di prima, soprattutto sulle seconde palle respinte da calci d’angolo, Mandragora e Fofana ci provano più volte riuscendo però raramente in questo esercizio, a rendersi pericolosi.
Dopo un primo tempo in cui brillano soprattutto un De Paul capace di svariare su tutto il fronte offensivo, Mandragora e Behrami importantissimi per l’equilibrio della squadra e che permettono la variazione di modulo dal 4231 al 4141, Samir che stringe verso l’interno trasformandosi in mediano aggiunto e Fofana autentico trascinatore box to box, la ripresa inizia a far scricchiolare qualcosa nell’11 di Velazquez.
L’Udinese infatti riparte subito come aveva iniziato, ma dopo pochi minuti di ripresa scende di ritmo, complice anche la stanchezza che colpisce Machis unita alla scarsa brillantezza di Lasagna (che sarà il primo ad essere sostituito) in avanti, relegato a un compito da comprimario e poco preciso nelle rare occasioni in cui riesce a trovarsi a tu per tu con il giovane portiere Audero.
L’Udinese del secondo tempo rischia di buttare via tutto quello di buono costruito nella prima parte di gara. Col passare dei minuti si alza la pressione del club ligure, soprattutto una volta uscito il fischiatissimo Jankto e un quanto mai fuori fase Ramirez, la squadra di Giampaolo inizia a rendersi più volte pericolosa. Veri e propri grattacapi la squadra padrona di casa non ne vive in realtà; Scuffet salva su un tiro di Linetty nel finale, per il resto gli attacchi dei doriani vanno a sbattere sul muro friulano eretto davanti alla porta di Scuffet.
Velazquez a fine partita mette subito in chiaro dove c’è da migliorare: segnare il secondo gol diventa fondamentale per evitare di passare finali di gara così in affanno, perché “oggi” di fronte c’è una squadra stranamente spuntata, ma “domani” con un avversaria più cattiva davanti, la beffa può arrivare da un momento all’altro.
Ora per Velazquez arriva il difficile: a Udine negli ultimi anni si è passati velocemente da momenti di esaltazione massima a discese nel buio più totale fino a sfiorare gli inferi (della retrocessione). Diventa d’obbligo lavorare non solo sulla condizione fisica (sarebbe inopportuno essere già al top a fine agosto), ma soprattutto sulla testa dei giocatori per evitare gli alti e bassi del recente passato. Tatticamente invece la strada è quella giusta: per come ha messo in campo l’Udinese nella fresca serata di ieri, dimostra di essere da quel punto di vista una scelta azzeccata dalla dirigenza. Bisogna andare però, con i piedi di piombo nell’esprimere giudizi avventati, perché nel calcio, come l’Udinese ha dimostrato negli ultimi anni, la crisi è sempre dietro l’angolo.
(immagine tratta da @Udinese_1896)