Juve, Inter, Napoli e gli sponsor con società di betting: un escamotage o il calcio ha bisogno di aiuti?

Le sponsorizzazioni tra società di gaming e squadre di calcio sono un tema controverso in Italia, che negli ultimi anni ha infiammato molti dibattiti e periodicamente torna alla ribalta. Ultimamente, la Juventus ha firmato un accordo con Instant Casino, un marchio di primo piano in numerosi mercati europei, sebbene operi con una licenza cipriota e non italiana. Per la Vecchia Signora si è trattato di un accordo storico, con il logo di Instant che sarà proiettato sui LED dell’Allianz Stadium di Torino. Inoltre, a ciò si aggiungeranno promozioni varie: tutto ciò rende l’accordo una grande occasione per il portale di gioco online ma anche per la Juventus e le sue casse.
Il tutto mentre il periodo storico è propizio per partnership di questo tipo: anche il Napoli ha rinnovato l’accordo con Betsson Sport, già sponsor nel biennio 2020-2022 sotto un altro nome e di nuovo in corsa coi partenopei di Antonio Conte, chiamati alla stagione del riscatto dal prossimo agosto.
Queste partnership sono ormai in netto aumento, anche se la normativa italiana in materia – è noto – resta tra le più stringenti d’Europa. Il danno economico patito dai club negli scorsi anni, cui si è poi aggiunto il Covid-19, è stato evidente. Ma nell’ultimo triennio, complice un cambio di strategie di marketing, qualcosa è cambiato. Anzi, tutto è cambiato grazie ad una serie di vincenti escamotage, beninteso legali e consentiti da legge. Napoli, Juve, Milan, Inter e tanti altri club hanno ottenuto partnership con società di gaming grazie al fatto che tali accordi si configurano con società di intrattenimento sportivo: no betting né altro, solo intrattenimento. Pertanto, l’Inter – per citare un esempio – ha potuto fregiarsi del logo Betsson sulle proprie divise ufficiali. Un accordo record, da trenta milioni in un lustro.
Juve, Inter, Napoli e gli sponsor con società di betting: un escamotage o il calcio ha bisogno di aiuti?
Insomma, il divieto di pubblicità permane, ma in assenza di riferimenti al gioco non sussistono problemi: in alcun modo può passare il messaggio, per l’utente, di giocare come se niente fosse. Basta appunto non avere riferimenti al gioco propriamente inteso. Ciò rende però la questione spinosa e lo stato delle cose, per così dire, non proprio stabile. Anche da un punto di vista economico: gli introiti che i club oggi percepiscono non sono paragonabili alla situazione antecedente al 2018.
Da tempo il calcio italiano vive una crisi profonda, che non accenna a calmarsi. Il tutto a discapito anche della resa sportiva: niente stadi di proprietà né centri, sponsor in fuga, calciatori attratti da campionati il cui appeal – anche economico – è ben più alto. Nel mentre la politica si spacca, come sempre, tra una posizione e l’altra, a soffrire è lo sport più amato del paese. E i suoi club, costretti a palliativi pur di mantenersi a galla. Ma la situazione, c’è da scommetterci, è precaria e provvisoria. E così non potrà durare a lungo.