Galliani a cuore aperto: “A Monza un’impresa, non mi vedo…”

Negli ultimi anni Adriano Galliani ha lavorato attivamente al progetto Monza, portando la squadra in Serie A. Non è un segreto il rapporto dell’ex Milan con Silvio Berlusconi: i due hanno vinto tanto in rossonero e hanno svolto un ottimo lavoro in Brianza. Intervistato da La Gazzetta Dello Sport Galliani ha ripercorso la sua avventura recente, ma non solo.
Prime emozioni – “Tra il 29 settembre del 1975, giorno del mio ingresso come socio del Monza, e il 29 settembre 2025, data di uscita, corre tutta la mia vita: 50 anni bianco-rosso-neri. Compresi 31, gloriosi, anni di Milan. Fininvest comprò il Monza il 28 settembre 2018 solo perché il 29 era sabato e i notai riposavano. Il 29 settembre è nato Silvio Berlusconi. Destino”.
Addio al Monza – “Un’emozione forte. Lascio il club che amo da quando avevo 5 anni e mia madre mi portava allo stadio, la squadra della mia città. Ho ringraziato la nuova proprietà che mi aveva offerto la carica di presidente. Ma non mi vedo in una società che non sia di Silvio Berlusconi/Fininvest”.
Vecchi ricordi – “La promozione in B del 1951. Avevo 7 anni, aspettai il pullman che tornava dalla vittoria di Omegna, gol di capitan Colombetti. A 15 anni persi mia madre. Mio padre mi convinse ad andare comunque a vedere il Monza. Pareggiammo col Cagliari, segnò Brenna. Giocava anche il giovane Galeone“.
Passato del Monza – “I dieci anni meravigliosi come Simmenthal Monza; il Monza di Gigi Radice e Claudio Sala che salì in B. A fine anni Settanta sfiorammo a ripetizione la Serie A. In un film del ’79, Renato Pozzetto diceva: Sono del Monza e non saliremo mai in A”.
Promozione in A – “Nei 44 anni vissuti accanto a Berlusconi non gli ho mai visti occhi felici come a Barcellona, dopo la sua prima Champions, e a Pisa, dopo la promozione in A del Monza. Seguì lo splendido campionato 2022-23. Il Monza è stato l’ultima, grande gioia del presidente. Ne sono assolutamente convinto”.
Vale come una Champions League? – “Di più. Il Milan ne aveva già vinte due prima di Berlusconi. Il Monza in A non c’era mai stato. Quando il presidente lo aveva promesso, qualcuno aveva sorriso. Come quando aveva promesso un Milan campione del mondo”.
Acquisto del Monza – “Inizio settembre 2018. Pranzo tradizionale ad Arcore con il presidente, i figli e i più stretti collaboratori. Prima di sederci, butto lì: Lo sa che il Monza è in vendita? Berlusconi lo riferisce a tavola. Io abbasso la testa sugli spaghetti, temendo una reazione negativa, invece l’idea piace. Il presidente ordina: Adriano, vai e fai. Il giorno stesso trovo l’accordo con Felice Colombo, che era stato con me nel cda del Monza nel ’75. L’accordo sulla parola tra due brianzoli. E poi la scalata dalla C alla A. Solo un uomo avrebbe potuto realizzare l’impresa: Silvio Berlusconi. Mi manca la sua amicizia, non c’è un solo giorno in cui non pensi a lui”.
Acquisto di Pessina – “Mentre Berlusconi festeggiava nello spogliatoio di Pisa, io chiamai Matteo: Ciao. Siamo saliti in A. E riattaccai. Iniziò la trattativa con l’Atalanta. Mio padre aveva amministrato il condominio in cui viveva suo nonno. Il presidente sognava un piccolo Athletic Bilbao: solo giocatori lombardi. Nella mia visione romantica, mi sembrava meraviglioso che il presidente vivesse alle porte di Monza e che l’a.d. e il capitano fossero nati a Monza”.
Scelta di Palladino in panchina – “La regola della casa era: io sceglievo il candidato, poi pranzo o cena ad Arcore per la benedizione del presidente. Quella ad Allegri nel 2010 e a Palladino, tecnico della Primavera, nel 2022 sono state le benedizioni più convinte”.
Ritorno di Allegri al Milan – “Max è un grande allenatore. Ci ho visto bene… Quando era al Cagliari, gli ripetevo: ‘Lei ha il phisique du role’ per il Milan. Perché, per guidare una grande, conta anche la presenza. Max giocava e vestiva bene. Un bel fioeu, direbbe Gullit. Il mio sogno è lo scudetto al primo colpo, come nel 2010. Può farcela, sono ottimista. I dirigenti rossoneri hanno fatto una scelta azzeccatissima”.
Su Modric e Rabiot – “Avevamo Pirlo, poi quando è andato al Real è diventato inavvicinabile. Modric è un grandissimo giocatore. Mi ricorda tanto Pirlo. Determinante Rabiot, che è sempre piaciuto tanto a Max“.
Tifoso del Milan – “Mai smesso di esserlo. Non mi sono mai trattenuto neppure da dirigente del Monza. Io non so cosa faccio allo stadio. Me ne rendo conto quando mi rivedo in tv… Ho dentro 31 anni di Milan“.
Sul nuovo stadio di Milano – “Una città come Milano non può non avere un grande stadio, in linea con i tempi. E il luogo non può che essere San Siro, ben servito da metro, strade e autostrade, dove i tifosi del Milan sono abituati ad andare da 100 anni e quelli dell’Inter da 80. San Siro è impossibile da ristrutturare. L’alternativa è costringere le squadre a giocare nella cintura milanese. Ogni consigliere comunale, al di là delle logiche politiche, deve valutare se per la città di Milano, sia conveniente avere uno stadio meraviglioso o non averlo. Una città all’avanguardia, bella come Milano, non può non avere uno stadio all’altezza del suo standard. L’eresia non è abbattere San Siro, ma Inter e Milan fuori dalla loro città“.
Futuro – “Solo Dio lo sa”. O forse il Diavolo…”.