Tracollo Napoli, una crisi che si spiega con pochi e semplici punti
Foto © Stefano D’Offizi
Il Napoli sta attraversando una crisi profonda, resa evidente dal pesante 6-2 subito contro il PSV Eindhoven: una sconfitta che rappresenta il punto più basso di una stagione nata con grandi aspettative, e rapidamente trasformatasi in un incubo sportivo. La squadra di Antonio Conte mostra limiti evidenti, sia tecnici che psicologici, che spiegano in modo chiaro il tracollo di risultati. In dieci partite ufficiali, il Napoli ha incassato 16 gol, mantenendo la porta inviolata solo due volte: un dato che fotografa la fragilità difensiva e l’instabilità complessiva della squadra.
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Dalle assenze alla campagna acquisti
Le assenze di Amir Rrahmani e Stanislav Lobotka hanno certamente inciso sul piano del gioco, ma non possono essere considerate la causa principale di una disfatta di tali proporzioni. Il problema principale riguarda la struttura collettiva della squadra, che appare slegata e confusa, incapace di mantenere le distanze tra i reparti e di reagire ai momenti difficili.
Antonio Conte, dopo il ko in Olanda, ha criticato apertamente la gestione del mercato estivo, sottolineando quanto segue: sono stati inseriti troppi nuovi giocatori in un gruppo che avrebbe avuto bisogno di continuità e certezze. La sua analisi non si ferma alla questione numerica: il tecnico ha parlato di egoismi e mancanza di unità nello spogliatoio, denunciando una perdita di identità che si riflette inevitabilmente sul campo.
La campagna acquisti del Napoli, pensata per dare nuova linfa ad una squadra reduce da una stagione senza coppe, non ha prodotto i risultati sperati. Il tutto nonostante i grandi proclami e le aspettative, con De Laurentiis che soltanto pochi mesi fa aveva dichiarato che il grande obiettivo era vincere in Europa. Il Napoli non è mai stato tra i favoriti nelle quote aggiornate sulla Champions League, quantomeno per la vittoria finale, ma la situazione attuale era davvero difficile da pronosticare.
I nuovi arrivi non sono riusciti a integrarsi in modo efficace, né dal punto di vista tattico né da quello caratteriale. Kevin De Bruyne continua a mostrare molte difficoltà nell’adattarsi ai ritmi e alla struttura di gioco imposti da Conte. Anche Rasmus Hojlund, chiamato a risolvere i problemi offensivi, non è riuscito a incidere in maniera sostanziale.
Le altre difficoltà del Napoli
Nel reparto difensivo le criticità sono ancora più evidenti. Sam Beukema, scelto per dare solidità e copertura, ha commesso diversi errori gravi, come quelli che hanno favorito i gol del PSV. La sua insicurezza è diventata un problema ricorrente, e ha contribuito a rendere vulnerabile una retroguardia che – nella teoria – dovrebbe essere il punto di forza di Conte. A complicare ulteriormente la situazione c’è il dualismo tra i portieri Milinkovic-Savic e Alex Meret.
In mezzo al campo, Scott McTominay rappresenta una delle poche note positive, ma il suo contributo non riesce a compensare il calo generale. Lobotka, quando è disponibile, resta il vero punto di equilibrio, ma la sua assenza ha mostrato quanto la squadra sia dipendente dalla sua capacità di organizzare il gioco e dare ritmo. Senza di lui, il Napoli fatica a costruire con lucidità e subisce facilmente la pressione avversaria. La mancanza di un piano alternativo conferma la rigidità tattica di un gruppo ancora lontano dalla mentalità collettiva richiesta da Conte.
