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Le scommesse sportive in Italia compiono 20 anni: il punto su un mercato sempre più ricco

Cristiano Abbruzzese

Qualche appassionato di date e numeri, e ovviamente della nazionale italiana, ricorderà il 27 giugno come il giorno di Italia-Norvegia, ottavo di finale valido per l’accesso ai quarti della Coppa del Mondo, torneo che quell’anno si giocava in Francia, la partita contro gli scandinavi si tenne precisamente nello stadio Vélodrome di Marsiglia.

Al 18esimo del primo tempo Bobo Vieri portò avanti gli azzurri con un bel gol di destro incrociato sul secondo palo, resistendo alla carica del difensore con la forza tipica del bomber. La partita si fissò su quel risultato di misura e l’Italia passò ai quarti nei quali sarebbe uscita contro i padroni di casa, i cugini francesi. Qualcuno tra il popolo festante quel giorno deve avere esultato non solo per patriottismo ma anche per una schedina vinta, quella infatti fu la prima partita su cui le agenzie di scommesse poterono offrire delle quote in assoluta legalità.

Sono passati 20 anni da allora, il Corriere dello Sport ha anche celebrato l’evento con un numero speciale uscito nel giorno preciso dell’anniversario, dopo 20 anni l’Italia continua a essere (tra le varie cose) un popolo di scommettitori, con la differenza che quest’anno il mondiale non lo abbiamo giocato a differenza dei francesi che, come nel ‘98, si sono nuovamente laureati campioni del mondo.

In realtà molto di più è cambiato, vent’anni fa le prime scommesse venivano ancora piazzate in lire su palinsesti striminziti stretti dalla morsa della prevaricante popolarità del Totocalcio, un gioco che le nuove generazioni quasi non conoscono. Negli anni si sono susseguite le scommesse per via telefonica, il betting exchange, infine il web. L’apertura dei palinsesti complementari ha permesso ai bookmaker di personalizzare l’offerta in maniera esponenziale, si fa quasi fatica a pensare ad un tipo di scommessa che non sia stata ancora contemplata dagli allibratori, anzi, spesso oggi è possibile proporre queste nuove idee che, se sensate, possono essere facilmente accolte e inserite in palinsesto.

Non solo, dopo vent’anni il calcio giocato non è stato più sufficiente, le sale da gioco si sono arricchite di partite virtuali, i cosiddetti Fantasy Match, praticamente delle gare il cui risultato viene generato da un algoritmo e non realmente dalle forze in campo. Oltre il mondo del pallone, inoltre, si sono aperti gli orizzonti di qualsiasi altro sport così anche gli esperti di altre discipline come basket, volley, nuoto (ecc.) hanno trovato posto sotto l’ormai enorme tetto delle scommesse sportive.

Il 2017 è stato un anno record per il mercato delle scommesse tricolore con il raggiungimento di un volume di gioco (attenzione: al netto delle vincite) di 1,3 miliardi di euro, meno della metà arrivati da canali online rispetto alle scommesse poste nelle sale gioco disseminate per tutto lo stivale. I mondiali in Russia disputati a luglio hanno confermato un trend in crescita che ha visto gli italiani, nonostante l’assenza della nazionale azzurra, scommettere più di quanto fatto per Brasile 2014.

Il clima politico intorno al gioco è però cambiato, il governo eletto nel marzo 2018 a trazione leghista e 5 stelle ha inserito tra i primi provvedimenti la lotta al gioco d’azzardo. Dopo anni di benestare da parte della politica italiana dove nessuna legiferazione forte è stata condotta contro il comparto scommesse e gioco, è arrivato il Decreto Dignità promosso dal Vice Primo Ministro Luigi Di Maio che, tra gli altri provvedimenti, impedisce la pubblicità alle aziende del gioco.

La reazione è stata ovviamente dura, senza pubblicità le aziende potrebbero perdere parte dei loro introiti, queste segnalano che un provvedimento tendente al “proibizionismo” porterà a ricorrere al gioco illegale, previsioni che il vice premier ha rispedito al mittente spiegando che secondo lui contestualmente all’abbassamento delle scommesse legali ci sarà anche quello delle illegali (viceversa, con l’aumento delle legali aumenteranno anche le illegali).

Lo scontro è aperto, l’Italia festeggia questi vent’anni in maniera curiosa, per così dire. Bisogna però precisare che in una relazione del Ministero delle Finanze, Ragioneria dello Stato, del 31 luglio scorso, si riporta che lo stesso Ministero stimi un ammontare delle somme giocate costante, almeno fino al 2024. Lo si vede bene dalle previsioni PREU (prelievo erariale unico) sulle giocate, previsioni necessarie per capire quanto questo provvedimento colpirà le casse di Stato (meno soldi per i bookmaker = meno soldi per lo Stato). Queste proiezioni non mostrano nessun ridimensionamento del volume di gioco, segno che nonostante tutto forse anche il governo sa che le scommesse in Italia arriveranno in ottima salute anche al traguardo del quarto di secolo.