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Guolo: “Città di Paese? Missione ardua, ma darò tutto me stesso”

Raffaele Campo

GUOLO CITTà DI PAESE – Lo scorso maggio, dopo più di quattro anni, è terminata la lunga, e soprattutto positiva, esperienza di Alessandro Guolo alla guida degli Esordienti dell’Indomita 21, polisportiva che è stata assorbita dal Treviso Calcio, ovvero il principale club del capolougo veneto.

Così, in estate Guolo, classe 1987 nonché uno dei giovani allenatori più interessanti del territorio trevigiano, è ripartito dall’Asd Città di Paese, società calcistica a pochi chilometri da Treviso con un ottimo settore giovanile.

Siamo ancora a ottobre, dunque è prestissimo per tracciare bilanci o fare valutazioni, ma è stato interessante contattare Alessandro per parlare di questo suo inizio in gialloblu.

Come è nata l’opportunità del Città di Paese? 

Avevo delle conoscenze all’interno della società, che nel frattempo mi osservava e apprezzava il lavoro che stavo svolgendo all’Indomita. Ho trovato dei bellissimi impianti e un club che punta a crescere tramite la valorizzazione del settore giovanile. C’è quindi tanto da lavorare, ma tutto l’ambiente ti viene incontro e, soprattutto, ti fa sentire a casa. Questo lo dico al di là dei soldi e di qualsiasi altro discorso di circostanza“.

Più in generale, che realtà è questa gialloblu? 

Purtroppo la prima squadra non c’è pù nonostante lo scorso anno si sia salvata ai playout di Prima Categoria. Peraltro, il club è nato dalla fusione tra il Paese e il Castagnole, dove sono stato quando ero giocatore. Come ti dicevo prima, è una realtà che punta tanto sui ragazzi, uno degli obiettivi è sì rifondare la prima squadra in futuro, ma farlo proprio con le persone cresciute nel vivaio. Per questo motivo vogliono degli allenatori preparati“.

Lei è passato da allenare gli Esordienti ai Giovanissimi. Ha avvertito anche in concreto questo salto? 

Sono contento di aver fatto questo passo in avanti, come ho sempre detto io voglio andare step by step. Diciamo che col passaggio da nove a undici giocatori ho dovuto studiare, e sto tuttora studiando, nuovi schemi di gioco, così come cambia l’impostazione di alcune cose negli allenamenti. Inoltre, nei Pulcini giocano tutti come è giusto che sia, mentre nei Giovanissimi trova spazio chi merita di più, in primo luogo per un fattore legato alla crescita e agli stimoli di ciascun ragazzo“.

Guolo in una delle primissime uscite stagionali con i suoi nuovi ragazzi

Ha sempre detto, giustamente, che in questa fase di età dei ragazzi i risultati sul campo contano poco ed è molto più importante la loro formazione. E’ così anche adesso oppure un occhio ai risultati va dato?

Premetto che io guido i Giovanissimi sperimentali regionali, quindi una vera e propria classifica non c’è, o meglio esiste ma di fatto conta fino a un certo punto. Giochiamo contro squadre importanti come Vittorio Falmec, Treviso, Liapiave e Portomansuè, società che possono contare su giovani ben formati e soprattutto selezionati e scelti da loro. Io ho l’obiettivo di far crescere i ragazzi portando qualità e stima in loro stessi: si tratta di un gruppo che in passato ha cambiato diversi allenatori, deve quindi ritrovare un minimo di compattezza“.

Come sono andate queste prime partite? 

Essendo appunto una squadra di tipo sperimentale la classifica è molto relativa: per adesso siamo impegnati in un girone di sola andata. Dopodiché, in base a come ci piazzeremo, faremo o meno parte di un nuovo torneo. Siamo in un raggruppamento tosto, diciamo che si vede che è un campionato regionale. Dovrò essere bravo a tenere i ragazzi sempre sul pezzo e far sì che non si avviliscono se alcune partite dovessero andare male, ma posso dire già da adesso che le potenzialità ci sono. Il mio è un lavoro che dovrà trovare concretezza nel lungo termine, un lavoro molto di prospettiva ecco. Scontato dire che darò tutto me stesso“.

L’ultima volta che si siamo sentiti era impegnato anche al Rovere, società amatoriale, e mi diceva che stavate già programmando la stagione successiva, cioè questa. Come mai poi non è rimasto?

Alla Rovere è stata una bellissima annata, culminata con la vittoria del campionato. Io ero peraltro il più giovane del gruppo, ricordo ancora la gioia di quella sera quando abbiamo alzato al cielo la coppa. Tutti assieme abbiamo fatto un grande lavoro, non solo io ma anche gli altri due allenatori, specie quando mi hanno sostituito per due mesi. Quella di non continuare è stata una mia scelta personale, ma al Rovere sarò sempre grato e posso dirgli solo grazie“.

La sera del trionfo con la Rovere dello scorso maggio

 

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