Caro Davide…

Caro Davide,
sono qui a scrivere una lettera che non voglio scrivere. Però credo di doverlo fare. Credo che sia giusto ricordarti e trovare la forza per buttare giù qualche riga. Oggi è esattamente un anno che non ci sei. Anzi, che ci sei in modo diverso da come eravamo abituati. E sai, lasciatelo dire, era meglio prima.
Hai lasciato un vuoto incolmabile. Un vuoto così grande che non sarà riempito mai. Ma hai lasciato anche tanto amore. Hai lasciato una squadra, un gruppo, una famiglia, una città, uno sport, una nazione. E ci hai lasciato il tuo viso puro, la tua correttezza, la tua sensibilità. Sempre al tuo posto, mai un comportamento fuori dalle righe. Sei stato semplicemente un esempio. Un ragazzo la cui presenza appariva quasi invisibile, ma la cui assenza è così assordante da non poter fare a meno di pensarci.
E io l’ho fatto. Ti ho pensato tanto in questo anno sai. Nelle vittorie e nelle sconfitte mi sono accorto che, senza un motivo preciso, la mia testa e i miei pensieri correvano da te. E neanche ti conoscevo. Eppure ti penso. Questo perché sei il simbolo della purezza. E oggi abbiamo tanto bisogno di cose belle. Nella vita e nel calcio. Un calcio che, caro Davide, non è cambiato più di tanto. Si vince, si perde, si fanno polemiche. A volte troppe. Spesso troppe. Non parlerò nemmeno degli insulti di qualche pseudo-tifoso, lascialo perdere. E’ semplicemente un calcio che avrebbe un dannato bisogno della tua presenza.
E visto che, almeno per come la intendiamo noi, la tua presenza non è possibile, mi accontento di vedere tutta l’Italia in piedi, in silenzio, ad applaudire, ad un anno dalla tua (s)comparsa. Mi accontento di vedere le lacrime di milioni di sportivi, il pianto di Ilicic o l’amore di una città intera. Mi accontento di vedere che anche se sei così lontano, sei tremendamente vicino.
Perché sono sicuro, Davide, che sei solo andato a giocare un’altra partita. Contro il gigante Golia che ti ha portato via da noi perché ti voleva con sé. E sono sicuro, Davide, che stai vincendo anche laggiù “al fresco delle stelle, anche più in là”.
Vorrei poterti dire tante altre cose, perdonami se non ce la faccio. Vorrei, in fondo, fossi ancora qui. “Vorrei seguire ogni battito del mio cuore, per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove. Da dove viene ogni tanto questo strano dolore, vorrei capire insomma che cos’è l’amore, dov’è che si prende, dov’è che si dà”. E pensando a te, forse, tutto questo è un po’ più comprensibile.
Ciao Davide.