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Le sponsorizzazioni di crypto-scommesse tra i club europei sono sotto la lente dei regolatori

Redazione
sponsorizzazioni crypto-scommesse

Le cose stanno cambiando e anche piuttosto in fretta. Con il nuovo quadro MiCA dell’UE e i divieti nazionali in arrivo, il mercato delle sponsorizzazioni sportive legate alle cripto-scommesse potrebbero vedere una svolta. Quanto valgono oggi queste partnership? Quali sono le strade alternative che le società di calcio stanno già valutando?

Bruxelles ha dato il via libera definitivo al regolamento MiCA che serve per uniformare la pubblicità crypto in tutti i 27 Stati membri. Poi, la Premier League ha confermato che ci sarà il divieto di mettere i loghi di betting sulla parte frontale delle divise a partire dalla stagione 2026-2027. A questo punto, i club che avevano già dei legami con i casinò online stranieri non aams stanno iniziando a chiedersi in che modo sostituire questi ricavi che, diciamolo, non sono affatto esigui.

L’ondata normativa che cambia il gioco

Il primo campanello si è fatto sentire già a metà aprile, quando Google ha annunciato che dal 23 aprile 2025 tutte le inserzioni crypto in Europa dovranno essere conformi al regolamento MiCA e provenire da operatori registrati come CASP (Crypto-Asset Service Provider). Anche se MiCA non è pensato per il gioco d’azzardo, il suo impatto si estende alle piattaforme che accettano le criptovalute per le puntate sportive. Cioè, i club non potranno più promuovere i marchi privi di licenza europea sui canali ufficiali senza rischiare delle sanzioni.

Nel Regno Unito la stretta è ancora più evidente. 11 squadre di Premier League espongono oggi un logo di scommesse sulla parte frontale della maglia, per un valore stimato di 104 milioni di sterline nella sola stagione 2024-2025. Dal 2026-2027 dovranno trovare delle alternative, mentre il Decreto Dignità in Italia, che vieta la pubblicità del gioco dal 2019, potrebbe essere rivisto nei prossimi mesi. In questo caso, si creerebbe un paradosso normativo tra Londra e Roma.

Principali tappe della stretta regolatoria

  • Aprile 2025: entrata in vigore della policy Google conforme a MiCA.
  • 2026-2027: divieto di front-of-shirt betting sponsorship in Premier League.

Numeri che raccontano la dipendenza dal betting

Le inchieste giornalistiche dell’ultimo anno mostrano quanta strada ci sia ancora da fare prima che i club si emancipino dai contratti con gli operatori di scommesse tradizionali o crypto. Su 442 squadre di 31 massimi campionati europei, 296 hanno almeno un partner di betting e 145 espongono il logo direttamente sul petto. Non è solo una questione inglese: in Olanda, in Portogallo e in Grecia ogni club ha un accordo con un bookmaker, mentre in Italia si aggirano i divieti inserendo sui kit marchi infotainment collegati a case di gioco offshore.

Nei nove principali campionati analizzati a maggio 2025 sono stati censiti 173 accordi puri di scommesse, 172 partnership con i brand crypto e 72 contratti ibridi di crypto-betting. In altre parole, il confine tra l’operatore di cambio criptovalute e il casinò virtuale è sempre più sottile.

Uno snapshot dei numeri che abbiamo individuato:

  • 296/442 squadre con almeno un betting partner
  • 173 accordi di scommesse classici
  • 172 sponsorizzazioni di crypto pure
  • 72 contratti ibridi di crypto-betting

Oltre a tutto questo, stanno prendendo sempre più piede anche i brand che provengono da oltre l’Europa e che cercano, giustamente, una vetrina anche nel Vecchio Continente. Vincispin Casino, per esempio, è alla ricerca di contratti laterali ed è ovvio che i club di calcio molto rinomati siano nel mirino. C’è da capire le autorità, il calcio è seguito da miliardi di persone, quindi bisogna escludere la pubblicità ingannevole e bisogna promuovere il gioco responsabile. Allo stesso tempo, è molto difficile definire un modo di fare pubblicità che non risulti troppo accattivante.

Che cosa aspettarsi nel 2025-2026

Nel breve termine ci possiamo aspettare tre cose prima di tutto:

  1. Concorrenza dei settori fintech e streaming. Le aziende di pagamenti digitali stanno già sondando i club inglesi e quelli spagnoli con delle offerte che coprono solo il retro della maglia. Quindi diciamo che stanno puntando sulla reputazione regulatory-friendly.
  2. Riduzione graduale del mix ricavi. Le società più esposte al betting stanno negoziando dei contratti pluriennali a cifra decrescente, in cambio di libertà di recesso immediato se cambiano le regole.
  3. Maggiore trasparenza crypto-friendly. Gli operatori pronti a ottenere le licenze europee MiCA potranno diventare degli interlocutori privilegiati, a patto di rinunciare ai mercati oscuri e ad aprirsi alle verifiche antiriciclaggio.

Quindi, la finestra 2025-2026 sarà un banco di prova. I club dovranno decidere se continuare a inseguire gli sponsor di cripto-scommesse, ovviamente assicurandosi di farlo nel pieno rispetto delle normative, o se diversificare subito verso dei settori meno controversi. Chi sceglierà la seconda strada potrebbe trovarsi avvantaggiato quando le maglie senza bookmaker diventeranno la norma. Se mai lo diventeranno. Non ci resta che aspettare di vedere come si evolverà la situazione. Di certo, anche l’Italia deve adeguarsi e deve decidere che posizione prendere in merito, la revisione sulle sponsorizzazioni è attesa a breve e siamo curiosi di scoprire cosa riserverà per i club e per gli operatori.