Roberto Saviano, autore riconosciuto in tutto il mondo, scrittore di successo, i suoi libri tradotti in numerosissime lingue.

Per lo scrivente, Saviano ha il grande merito di aver risvegliato l’opinione pubblica mondiale sulla reale problematica di Napoli, il sistema della criminalità organizzata (tra le più potenti al mondo), che paralizza e congela ogni tentativo di sviluppo sociale ed economico.

Saviano conosce e denuncia dinamiche, storia, società, legami, affari, malcostume politico. Insomma, dipinge con i suoi libri dei veri e propri affreschi della società napoletana ed italiana: uno specchio dove da fastidio guardarsi, una “carta sporca” da nascondere, un’identità da negare con forza per ripulire la propria coscienza.

Saviano ti fa male perché ti spoglia, ti denuda, ti toglie ogni scudo. E per questo fa comodo denigrarlo. La sua narrazione di denuncia non deve necessariamente avere come contraltare il boom di turisti o il fascino culturale e attrattivo di Napoli. Altri scrittori ne esaltano le bellezze che conosciamo. Saviano ne denuncia uno spaccato: girarsi dall’altra parte o dire che “tanto anche a Roma c’è criminalità” puzza di connivenza.

Mi hanno molto stupito le reazioni su un passaggio dell’intervista che lo scrittore partenopeo ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport. Sulla corsa del Napoli verso il terzo tricolore della storia, ha dichiarato: “Cosa temo? Da tifoso: che non ce lo facciano vincere… Che si metta in moto la grande macchina che spinge le squadre del Nord”.

Boom. Ancora una volta, ha spogliato e messo in pubblica piazza i fantasmi dei tifosi di ogni latitudine.

Tralasciamo le inchieste in corso, non è necessario neanche sottolineare lo storico degli scandali che hanno attraversato il calcio italiano nel corso dei decenni. Viviamo in un Paese dove la Triade viene osannata da striscioni (“Il fine giustifica i mezzi, grazie”), dove nessuno si dimette successivamente al disastro della mancata qualificazione ai Mondiali, dove i vertici arbitrali vengono (ancora una volta) travolti da episodi vergognosi.

L’indignazione popolare, tuttavia, si riversa e vomita bile, invece, su Saviano. Il quale ha detto ad alta voce ciò che, più o meno ogni decennio, rischia di verificarsi: uno scandalo in favore di club la cui sede sociale non è certo al di qua del Garigliano.

Ben vengano i campanelli d’allarme, gli “aprite gli occhi”: siamo in Italia, De Laurentiis ha spesso denunciato un sistema calcistico ormai putrefatto, decantato esclusivamente dai nostri giornali e dai telecronisti, il cui compito è (anche) quello di rendere gradevole un prodotto scadente per il resto dei media internazionali.

Aprire gli occhi sulla regolarità della competizione calcistica equivale ad aprire gli occhi sulla democrazia, sul merito, sui principi dello sport.

Fino al prossimo scandalo.

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