SCONTRI ULTRAS ROMA NAPOLI – Appena 200 km, un’oretta in treno, un paio in auto. Prima dell’autostrada, la Fettuccia di Terracina. Napoli e Roma, città vicine, quasi confinanti. A loro modo, Capitali: una attuale, l’altra di un glorioso Regno. Centri di cultura, arte, culle del Mediterraneo. Poi, purtroppo, c’è il sottobosco criminale o estremista che, talvolta, si lega al calcio.
Quanto avvenuto ieri in Autostrada tra gli Ultras delle opposte fazioni è massima espressione dell’impotenza dello Stato contro le frange violente del tifo. In un video che circola in rete, è visibile l’impotenza di un esponente delle Forze dell’Ordine dinanzi ai tafferugli. Gli interventi legislativi non hanno mai arginato in maniera netta la violenza. Assalti, agguati, calciatori minacciati o rapinati, intere curve svuotate per volontà dei prevaricatori, dei violenti, dei disonesti. Sì, perché quando imponi, minacciando, ad intere famiglie di lasciare il proprio posto, regolarmente pagato, definirti “disonesto” è un complimento.
All’interno degli stadi italiani il razzismo è prassi quotidiana e chiudere un’intera curva (vedi Lazio) non serve a nulla. La volta successiva siamo punto e a capo. La sanzione è troppo lieve e, oltretutto, punisce chi invece col razzismo non ha nulla a che spartire, intere generazioni che frequentano gli stadi per il solo piacere di guardare la partita della propria squadra del cuore.
SCONTRI ULTRAS ROMA NAPOLI – Botte da orbi, accoltellamenti, ululati razzisti, cori discriminatori. Lo Stato ha lasciato gli stadi in mano a questi gruppi che, per un codice incomprensibile alle persone perbene, non riescono proprio a mettere un freno agli istinti primordiali. Questioni politiche? Un giorno il quadro sarà certamente più chiaro, al momento non resta che chiedere ad alta voce a chi ci governa (al di la del colore politico), ancora una volta, di tutelare i cittadini onesti con interventi più decisi e mirati per sradicare una volta per tutte la violenza verbale e fisica che accompagna il calcio italiano.
Napoli e Roma scambiano ogni giorno studenti, lavoratori, pendolari, amori, cibi, ristoranti, profumi. Roma ha accolto e accoglie tantissimi napoletani e viceversa. Luoghi di vacanza a metà strada incrociano storie di vita: Gaeta, Sperlonga, Terracina sono terre di amicizie d’infanzia e di crescita comune tra gli abitanti delle due Capitali. Ognuno nel rispetto reciproco sostiene la propria squadra e quasi pone al secondo posto, nel proprio cuore, i colori dell’altra. La violenza espressa non ha nulla a che vedere con i sani rapporti tra persone perbene che interagiscono da anni, ogni giorno, sulla Roma, sul Napoli, sulla Serie A, sul calciomercato.
Roma e Napoli portano sulle spalle un bagaglio culturale che va ben oltre l’immagine espressa, ormai da anni, da bande di teppisti all’interno del mondo del calcio. Quest’aspetto va sottolineato e rimarcato, sempre. In primo luogo, a farlo, dovrebbe essere lo Stato.