Mimmo D’Antò aveva 21 anni e vestiva la maglia del Livorno. “Bergomi mi marcò in un’amichevole precampionato contro l’Inter. C’erano 25.000 spettatori quel giorno. Io ero giovane, velocissimo e lui non riusciva a starmi dietro. “Non correre troppo altrimenti ti meno”, mi disse. E così fu: ogni volta che provavo ad andargli via, mi entrava tosto”, ha raccontato Mimmo D’Antò in esclusiva ai microfoni di EuropaCalcio.it.
Sasà Campilongo era il suo idolo: “Ho imparato tanto da lui, sia il modo di giocare che la furbizia”, ha ammesso D’Antò, che amava giocare da seconda punta accanto al centravanti: “Nonostante correvo tanto, qualche gol l’ho fatto, ero molto freddo sotto porta. Che coppia con Gigi Di Baia alla Battipagliese!”.
Carriera da girovago: D’Antò vanta ben 579 presenze tra Serie C e categorie inferiori e ben 175 gol realizzati oltre a 3 presenze in Serie B con la maglia della Casertana.
Questi i temi trattati da Mimmo D’Antò in esclusiva ai microfoni di EuropaCalcio.it.
SULL’EMERGENZA CORONAVIRUS – “Credo che difficilmente la Serie A possa riprendere a breve, se ne riparlerà a settembre. La paura di tornare nello spogliatoio è tanta e non mi sembra il caso di rischiare. Per come sta evolvendo il virus, penso che purtroppo qui al Sud la situazione si aggraverà ancora di più nei prossimi giorni. Speriamo che questo brutto periodo passi in fretta”.

SULLA CASERTANA 1991-92 – “In quella formazione c’erano fior fior di giocatori. Luca Bucci, Benito Carbone, Fabio Petruzzi, Gennaro Monaco oltre a Campilogo, Volpecina. Purtroppo perdemmo lo spareggio ad Ascoli contro il Taranto ai tempi supplementari e retrocedemmo in Serie C1. C’erano, però, grossi problemi economici, la situazione non era molto positiva”.
SUL CALCIATORE PIU’ FORTE CON CUI HA GIOCATO – “Non me ne vogliano gli altri, ma credo che Stefan Schwoch e Sasà Campilongo sono stati i calciatori più forti con cui io abbia giocato. Con il primo eravamo compagni di squadra a Livorno, con il secondo nella Casertana; Campilongo era un po’ il mio idolo, mi ha insegnato molto sul piano del gioco, della furbizia; io ero giovane, avevo appena 18 anni, lui era esperto ed ho imparato tanto da lui. Gli ho visto fare gol eccezionali. La stessa cosa Schwoch, faceva delle cose paurose”.
SUL SASA’ CAMPILONGO ALLENATORE – “Da calciatore aveva grande personalità, era un trascinatore e tutte queste caratteristiche gli sono rimaste anche ora che è allenatore. Nello spogliatoio si faceva sentire, trascinava letteralmente la squadra”.

SULL’AMICHEVOLE LIVORNO-INTER DEL 1993 – “Era il mio primo anno a Livorno. Allo stadio erano presenti ben 25.000 spettatori, era una bolgia. Nell’Inter c’erano Schillaci, Bergkamp, Bergomi; e proprio Bergomi mi marcò in quella partita. Io ero giovane, avevo 21 anni mentre lui già 37; si arrabbiò con me perché più volte io me ne andavo via in velocità e lui non riusciva a starmi dietro. Ogni tanto gli scappava la parolina, scherzando mi diceva: “Non correre troppo altrimenti ti meno”. L’ho messo un po’ in difficoltà e lui mi menava: ogni volta che provavo ad andargli via, mi entrava tosto! (ride, ndr)”.
SULLA SUA CARRIERA – “Sono stato in grandi piazze: a Taranto, a Livorno, ho giocato con la Battipagliese nel miglior momento della sua storia vincendo un campionato di C2; dovunque sono stato, mi hanno accolto sempre alla grande, anche perché ero un giocatore che, a parte i gol che realizzavo, sudava la maglia. Ciò che purtroppo non vedo nei giovani di oggi.
Il ruolo che preferivo? Mi piaceva giocare da seconda punta accanto al centravanti; nonostante correvo tanto, qualche gol l’ho fatto, ero molto freddo sotto porta. Quell’anno con la Battipagliese procurai una marea di rigori alla squadra, Di Baia realizzò 11 reti in campionato tra cui qualcuno dal dischetto. Gigi era un grandissimo centravanti, vedeva la porta come pochi; usava destro e sinistro allo stesso modo. Strepitoso”.
IL PRESENTE DI MIMMO D’ANTO’ – “Oggi lavoro alla base NATO di Capodichino; sono stato fortunato perché dopo tanti anni di calcio sono riuscito ad entrare nel mondo del lavoro da poco tempo. Inoltre, alleno da 4 anni i bambini della scuola calcio ASD Progetto Europa a Cesa, quest’anno ho quelli nati tra il 2007 e il 2008. Mi diverto molto insieme a loro, anche perché non mi va di allenare in categorie che mi hanno visto protagonista da calciatore; è un calcio che non mi si addice, non ci sono più i valori di una volta. Ci sono troppi interessi, gente che paga per allenare o per giocare. Non fa per me questo calcio”, ha chiosato Mimmo D’Antò.