Stefano Pioli, allenatore del Milan, è finito inevitabilmente sul banco degli imputati per l’ennesima sconfitta subita nel Derby
L’altra faccia mostrata dal Diavolo, dopo il percorso netto di inizio Campionato, è coincisa con la dolorosissima cinquina rimediata nel Derby di ieri. E mentre tutto il Milan finisce a processo per atteggiamento e quella continua sensazione di impotenza nei confronti dei cugini nerazzurri, sul banco degli imputati non poteva che finire, inevitabilmente, Stefano Pioli. Il tecnico parmense ha raggiunto lo storico record negativo di cinque Derby persi consecutivamente, con l’aggravante di dodici reti concesse e una sola realizzata.
Certo, addossare completamente le colpe ad un solo interprete rischia di trasformare 95 minuti umilianti in una caccia all’uomo ma, ciò che più lascia perplessi, è il sistematico modo con il quale, l’Inter di Simone Inzaghi, si sbarazza dei rossoneri con superiorità disarmante. In particolare, il piano gara impostato dal tecnico, basato principalmente sull’aggressione alta dei centrali e un baricentro sempre troppo avanzato, viene puntualmente smentito già dai primi scorci dei match.
Il vantaggio nerazzurro dopo pochi minuti, ormai, è diventato un mantra del Derby di Milano che indirizza il risultato sempre verso una sponda del Naviglio. Esempi inequivocabili risultano, oltre al gol di Mkhitaryan al quinto minuto del match di ieri, la rete di Di Marco in SuperCoppa (minuto dieci). Per non parlare di quelle di Dzeko in semifinale di Champions (minuto otto), quelle di Brozovic e Lautaro nelle stracittadine del 2022. Troppi per esser considerati semplici eccezioni, pochi se considerati ai reiterati errori in cui cascano sistematicamente i difensori rossoneri.
Milan, Pioli a processo: quella tattica nel Derby non paga mai
Al netto degli approcci approssimativi del Milan al cospetto dei nerazzurri dal punto di vista dell’atteggiamento, l’operazione matematica con la quale il Diavolo cede il passo al Biscione pur modificando gli addendi, rende il risultato sempre uguale. Il 2-0 dell’Inter, come la maggior parte dei dodici (!) gol subiti dai rossoneri, ripresenta sempre la stessa equazione: difensori che aggrediscono, altissimi, a 50 metri dalla porta, inserimento negli spazi del calciatore nerazzurro di turno con un’imbucata o un semplice lancio lungo.
Milan, Pioli a processo: quella tattica nel Derby non paga mai
Questo tema tattico si palesa a prescindere dai difensori scelti. Complicatissimo, poi, chiedere a Thiaw e Kjaer di coprire una porzione così ampia del campo in relazione alla struttura fisica dei due difensori. Una strategia ormai trita e ritrita agli occhi di Simone Inzaghi, che può impostare le proprie azioni ripartendo a velocità fulminea con scambi tra le punte e colpire il fianco sempre scoperto lasciato dai rossoneri.
E mentre il Diavolo si lecca le ferite per l’ennesima volta dopo un Derby, ciò che lascia più sgomenti è un approccio ai match che rende agevolissimo il compito di Inzaghi. E gli consente di mandare il estasi il popolo nerazzurro. Per il Milan, il rischio ridimensionamento verrà nuovamente giudicato a partire da martedì, quando a San Siro arriverà il Newcastle. Il processo è appena iniziato: il Diavolo, a settembre, è già stato rimandato.
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