Involuzione tattica di Giampaolo – Non è un mistero che, in piena estate, se il calciomercato del Milan balbettava e perdeva verve dietro l’affare Correa, a Milanello e tra gli addetti ai lavori c’era una certezza, il punto di forza dei rossoneri aveva un nome ed un cognome: Marco Giampaolo.
Purtroppo, per i tifosi rossoneri, le prime avvisaglie sono arrivate ben presto. L’ottima prestazione contro il Manchester United aveva lasciato una buona impressione; ma lo stentato 0-2 in casa del Feronikeli e, soprattutto, lo scialbo 0-0 contro il Cesena avevano fatto sorgere le prime perplessità sul gioco rossonero.
[df-subtitle]Involuzione tattica di Giampaolo e non solo[/df-subtitle]
Si arriva alla prima di campionato, contro la non irresistibile Udinese di Igor Tudor. Giampaolo propone così come fatto per le amichevoli estive, il 4-3-1-2 con Suso libero di inventare dietro le due punte.
I bianconeri s’impongono, tutto sommato, agevolmente per 1-0. Il Diavolo si scopre lento, a tratti sonnifero, con un possesso palla sterile ed esclusivamente orizzontale; ma soprattutto con un enorme quesito tattico: la posizione del nativo di Cadice, palesemente inadatto a giocare fuori dalla sua zona-comfort, ossia l’esterno destro.
Ma nel post gara del Friuli, sono le parole del tecnico di Bellinzona a creare stupore. Giampaolo, difatti, impiega 90’ più recupero per gettare all’aria il lavoro svolto in due mesi di preparazione estiva; dichiarando, candidamente, che il 4-3-1-2 è un modulo non adatto ai suoi giocatori offensivi; e che già dalla gare successiva si sarebbe assistito ad un cambio tattico.
Le vittorie, per 1-0, contro Brescia e Verona, ottenute entrambe col 4-3-2-1, fanno illudere i rossoneri, fino alla disarmante sconfitta nel derby contro l’Inter.
Ristravolgimento tattico – Per il derby della Madonnina, Giampaolo sceglie nuovamente il 4-3-1-2, lanciando dal primo minuto Rafael Leao, una delle pochissime note positive di questo inizio di stagione rossonera; al fianco di Piatek, rischierando così Suso nel ruolo di trequartista.
Le pessime sensazioni del pregara vengono confermate nel corso dei 90 minuti;il Diavolo, fatto salve le accelerazioni del portoghese classe 99, risulta assolutamente abulico, con Handanovic unico spettatore non pagante della gara. A venir surclassato è anche il reparto mediano rossonero; il centrocampo a 5 di Conte, infatti, non fa alcuna fatica a reggere l’urto(?) di Biglia e compagni. Solo un grande Donnarumma evita un passivo più pesante.
[df-subtitle]Torino e ritorno al 4-3-3[/df-subtitle]
Per il match contro il Toro, il tecnico ex Samp decide di riportare Suso sull’esterno destro, confermando Leao, nel ruolo però di esterno sinistro; e Piatek punta centrale.
I primi 45’ minuti rossoneri sembrano essere, finalmente, la svolta della stagione. L’illusione dura però 72 minuti: appena 5 minuti dopo che Giampaolo aveva fatto esordire Giacomo Bonaventura, che non giocava in gare ufficiali da 10 mesi, al posto dello spumeggiante Leao.
Un cambio insensato, togliendo, difatti, dal campo l’unico giocatore rossonero capace di poter creare grattacapi, i granata partono al libero assalto; doppietta di Belotti, nel giro di 4 minuti, e Diavolo nuovamente all’inferno.
Fiorentina e senso di impotenza – La gara casalinga contro i viola, guidati da un immenso Ribery, segna, forse, uno dei punti più bassi della storia recente del Milan; se non nel punteggio, nel senso assoluto di impotenza mostrato dal gioco rossonero, senza idee e senza, apparentemente, schemi tattici da seguire. Lo stesso Giampaolo, a fine gara, ammetterà, schiettamente, che la sua è sembrata una squadra trovatasi lì quasi per caso per giocare una partita.
Ultima spiaggia – La gara contro il Genoa, in programma domenica allo stadio Ferraris, potrebbe, anche se è appena arrivato ottobre, essere già l’ultima spiaggia per Marco Giampaolo; al quale conviene scegliere attentamente modulo e uomini da schierare per salvare la panchina.