MARECO SECONDA ASTA BENEFICA – In diretta a “Taca La Marca”, programma in onda su Radio Musica Television, è intervenuto Victor Hugo Mareco, ex difensore di Brescia e Verona tra le tante. Victor Hugo Mareco ha indetto una seconda asta di beneficenza per aiutare i bisognosi di Asuncion, in Paraguay.

Ecco quanto emerso.

Mareco seconda asta benefica: La prima asta è andata abbastanza bene, abbiamo aiutato tantissima gente. Purtroppo non possiamo aiutare tutti, lo facciamo nel limite delle nostre possibilità. Dalla precedente sono avanzate un po’ di maglie da collezione e abbiamo deciso di fare una seconda asta con 4 maglie in più. Abbiamo inserito la maglia di Camoranesi della Juventus quando era in Serie B, di Burdisso della Roma, di Gamarra dell’Inter e quella di Roberto Baggio, bianca con la sua firma. Ci sono inoltre le divise di Rivaldo, Cassano, Panucci”.

Canali di informazione per l’asta: “Ci sono le foto delle maglie sul mio profilo Twitter @victormareco13 insieme a tutti i riferimenti per poter fare le donazioni. Vediamo fino a venerdì 8 maggio cosa succede. Non è facile la gestione”.

Com’è nata l’idea: “Io e moglie siamo raccogliamo cani e gatti in strada e li portiamo in centri che possano accoglierli al fine di poterli affidare a famiglie che possano adottarli. Nel tragitto abbiamo visto della gente che veramente faceva fatica e non aveva da mangiare. Una signora si è avvicinata a noi e ci ha chiesto se potevamo aiutarla in qualcosa. Insieme a mia moglie abbiamo pensato alla modalità con cui avremmo potuto aiutare quelle persone ed ho pensato alla mia collezione di maglie. In un primo momento lei era contraria, poi ha accettato e siamo partiti con la prima asta. Ci vuole molta organizzazione sia nel gestire l’asta che nel comprare il cibo e distribuirlo; però guardi le persone che non hanno da mangiare e fai di tutto per aiutarli. Le magliette hanno una storia, ma la gente viene prima; è prevalso il cuore”.

Dove avviene la distribuzione di cibo: “Abbiamo coperto Asuncion e poi ci sono gli assentamenti, ovvero case popolari della zona. E’ tutta gente che vive alla giornata ed ora, visto che è impossibile uscire, non hanno da mangiare. Di queste dovrebbe occuparsi anche il governo del Paraguay che al momento non sta aiutando tanto”.

De Biasi: “Quando De Biasi è venuto a Brescia io ero molto giovane. E’ stato un bravissimo allenatore, mi ha fatto giocare, mi ha dato fiducia, mi ha insegnato davvero tanto. Se un giorno vorrò fare l’allenatore, avrò sempre a mente i suoi insegnamenti: da una persona così cerco di trarre il meglio”. 

Roberto Baggio: “Tutti eravamo molto rispettosi verso di lui ; era un esempio, un professionista. Al di là degli infortuni, era sempre il primo a lavorare e a trascinare gli altri. Quando andava in campo faceva la differenza in tutto e cambiava il volto delle partite. Per questo motivo in allenamento nessuno entrava duro su di lui. Mancato Mondiale del 2002? Baggio si fece male a Parma però riuscì a recuperare in tempi record: lui ci teneva tanto ad andare al Mondiale e ci doveva essere secondo me, la scelta l’hanno fatta gli altri. Per noi era un onore averlo in squadra”.

Sullo scambio delle maglie: “Con i miei compagni di squadra ci accordavamo prima, poi chi era più sveglio quello riusciva a scambiare la maglia con il big di turno. Ricordo che giocammo contro il Milan in casa al Rigamonti, io ero in panchina e volevo la maglia di Redondo, l’ho sempre ammirato come calciatore sin dai tempi del Real Madrid; però a fine partita un mio compagno mi ha anticipato sul tempo. Peccato che quando è arrivato in Italia al Milan era spesso infortunato; aveva una classe infinita a centrocampo, a tratti sembrava che non correva, giocava da fermo. Successivamente, nel tunnel degli spogliatoi chiesi la maglia a Rivaldo, lui accettò senza problemi. Non riuscivo a crederci”.

Sul patriottismo del Paraguay e il Gruppo della Morte: “Per quelli della vecchia guardia indossare la maglia dell’Albiroja voleva dire morire in campo, calcisticamente parlando. Ricordo che a Gamarra una volta uscì fuori la spalla ma lui continuò a giocare lo stesso. In quella nazionale lì, nel Mondiale 1998, se fossimo arrivati ai rigori contro la Francia avremmo vinto facile con Chilavert in porta. E’ stato quello il vero Paraguay: grintoso, roccioso, più garra e meno toque. Non eravamo molto belli da vedere ma pratici; la nuova generazione pensa più ad apparire”.

Zeman: “Ricordo che avevamo Maran, un allenatore spettacolare. Non so perché Corioni lo esonerò e successivamente ci comunicarono che sarebbe arrivato Zeman; eravamo tutti ansiosi perché pensavamo ai gradoni e agli allenamenti faticosi. Il primo giorno ci pesò tutti, poi passammo ai gradoni. Durante gli allenamenti non pensava mai alla difesa: dovevamo stare sempre alti a quello che succedeva. Se tutti i difensori uscivamo rischiavamo di beccare rete in contropiede con l’avversario solo davanti al portiere. Lui ci ripeteva sempre che dovevamo stare tranquilli, che se gli avversari facevano due noi eravamo in grado di farne tre”.

Futuro di Mareco: “Voglio tornare in Italia, prepararmi e aiutare i giovani; vorrei trasmettere a loro l’esperienza che ho acquisito sul campo. Poi chissà, sarei contento di allenare a buoni livelli”.

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