KABINE SUL TREVISO – Era un mercoledì di metà ottobre quando il Treviso, in quel momento in evidente difficoltà nel campionato di Eccellenza, annuncia l’ingaggio, o meglio il ritorno, di Mehdi Kabine, esperto attaccante classe 1984.
In questi mesi in maglia biancoceleste il bomber marocchino ha collezionato 21 presenze e 9 gol. La stagione della squadra di Zanuttig, eliminata ai playoff dal Montecchio, non è finita bene. Ma l’importante contributo fornito da Kabine nel centrare perlomeno l’obiettivo minimo degli spareggi è stato evidente.
Intervistato in esclusiva da “Europa Calcio“, l’ex Carpi e Campodarsego ha ripercorso questi mesi nella Marca.
KABINE SUL TREVISO
Riavvolgendo il nastro, come era nata l’opportunità di firmare col Treviso?
“Vivo a Gonars (provincia di Udine, ndr) e ho una famiglia numerosa con cinque figli, però volevo provare un’esperienza al Sud. Così, anche grazie all’aiuto di Cristiano Giuntoli, direttore sportivo del Napoli che conosco molto bene, ero riuscito a mettermi in contatto con l’Altamura che poi mi aveva ingaggiato. Ma già ancora prima di firmare con loro mi stavo sentendo con Glerean, eravamo rimasti che eventualmente ci saremmo risentiti più avanti. Poi a ottobre era nata questa opportunità che ho voluto cogliere al volo. Ero molto contento perché conoscevo già bene Treviso poiché in biancoceleste avevo fatto le giovanili e firmato anche il mio primo contratto da professionista. Mi ero detto: “Torno dove sono cresciuto”. Per me si trattava soprattutto di un segno di gratitudine verso tutto l’ambiente“.
Poi questi sette mesi molto intensi.
“L’impatto è stato sicuramente positivo, segnavo con continuità e c’erano tutti i presupposti per fare molto bene. Poi purtroppo non è finita come volevamo. Vero che il secondo posto ci ha consentito di fare i playoff, ma è un risultato comunque non altezza: per quello che eravamo e per quelle che erano le aspettative della società e della piazza, avremmo dovuto stravincere il campionato. E’ stata un’annata fallimentare, inutile nasconderlo. Le responsabilità sono di tutti: così come quando si vince, anche quando si fallisce un obiettivo le responsabilità vanno sempre ripartite“.
E con Zanuttig come si è trovato?
“Molto bene, è un allenatore preparato che ha subito saputo prendere in mano la squadra e rimetterla in sesto. Con lui sono cresciuto anche umanamente“.
A livello personale, c’è un momento che si porta dentro di questa esperienza trevigiana?
“Penso a quando nelle ultime partite il Tenni arrivava a quasi 2.000 spettatori, caso più unico che raro in Eccellenza. A livello personale invece non cito un singolo episodio, ma dico che quando giocavo assieme a Fabiano mi sentivo invincibile, ci trovavamo a occhi chiusi. Quando rientrò dal lungo infortunio eravamo tutti felicissimi e festeggiammo il suo rientro, a testimonianza del fatto che eravamo un gruppo solido“.
Il momento peggiore invece?
“Rispondo ricollegandomi a quello che ho appena detto. Se Fabiano non avesse avuto quel lungo infortunio, il Treviso sarebbe arrivato primo in carrozza. Questo lo dico con la massima certezza. In quei mesi si è sentita tantissimo la sua assenza lì davanti, con lui avrei segnato molti più gol. E’ un rammarico non da poco“.
Ringraziandola per la disponibilità, concludo con una inevitabile domanda: il futuro di Kabine sarà ancora al Treviso?
“Questo è un bel punto di domanda. Con la società, pochi giorni dopo la partita contro il Montecchio, eravamo rimasti che ci saremmo risentiti. Però, come saprai anche tu, in queste categorie minori difficilmente un giocatore rimane a lungo nello stesso club, specie quando non si raggiunge un obiettivo. Vedremo ma, col massimo rispetto per il Treviso, la mia priorità è tornare a giocare in Serie D“.
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