JUVENTUS PIRLO – È una domanda vera, diretta, non c’è ironia, ce lo chiediamo. In questi giorni parlando con amici appassionati, financo tifosi, tutti se lo domandano. Tutti si chiedono il perché Andrea Agnelli, dopo aver fatto crescere a dismisura una società che poco più di dieci anni fa sembrava aver imboccato un tunnel senza ritorno, oggi abbia scelto un allenatore che in realtà, allenatore non è. Mi frulla questa cosa in testa da giorni e non riesco a farmene una ragione.
Tutti si chiedono se l’arrivo di Andrea Pirlo sarà la mossa giusta, sarà un momento di transizione, sarà una mossa al risparmio buttata come fumo negli occhi dietro quattro parole a effetto: “Pirlo è un predestinato”.
JUVENTUS PIRLO – Più che un predestinato, appare un salto nel buio. Non ha mai allenato, nemmeno i pulcini. È vero il carisma non si discute, ma non serve solo quello per allenare. O almeno, vista la scelta di prendere Sarri tredici mesi fa, grande allenatore, ma di certo non il più adatto e carismatico a guidare una squadra come la Juve, credevamo fosse così.
Questi miei amici, appassionati, a volte tifosi, mi chiedono: ma hanno preso Pirlo per il carisma che emana – innegabile – o perché si dice sia uno che ama far giocare bene la squadra? E non è quello che faceva Sarri fino a poco prima di arrivare alla Juve? Allora si cerca uno che sappia tenere lo spogliatoio e lo conosca già e che abbia idee di calcio propositive? ( che poi, al giorno d’oggi, chi non le ha, non scherziamo)
Insomma, la confusione sembra tanta e allora diciamocelo. La scelta Pirlo è dettata anche dalla forte amicizia che lega Pirlo ad Andrea Agnelli; appare un tentativo di rottura con Paratici – il primo sponsor di Sarri. È un colpo da Maestro – non ce ne voglia Pirlo – di Andrea Agnelli o almeno così lui spera che sia. Dovesse azzeccarlo diventerebbe quel presidente che ha fatto diventare grande come allenatore un esordiente assoluto, dovesse sbagliare, sarebbe pronto a bruciare Andrea Pirlo e a trovare subito un sostituto.
Altra cosa che stride: si cerca un anno di transizione? Non aveva più senso allora cercare un buon allenatore – non per forza uno che prosciughi le casse – e nel frattempo aspettare che Pirlo e il suo staff facciano vedere di che pasta sono fatti con l’Under 23? Un azzardo questo, che appare una rottura col passato e con dieci anni di gestione lungimirante. Se poi dovesse, Pirlo, rivelarsi la scelta giusta allora tanto di cappello: al momento non ci sono elementi per poterne valutare il suo valore. Buttare via un altro anno è facile. Così come la domanda in chiusura ritorna: ma serviva davvero Pirlo?