Italia, Pessina – Se Euro2020 fosse andato in scena, come da programma, lo scorso anno, probabilmente Matteo Pessina avrebbe visto le partite come molti noi, ovvero dal divano in casa. Ma il calcio (fortunatamente) vive di storie incredibili e di intrecci inaspettati ed ora il giocatore dell’ Atalanta si ritrova ad essere assoluto trascinatore della nazionale azzurra con due gol realizzati di capitale importanza. Di questo e di tutta la sua carriera ha voluto parlare il giovane talento classe 1997, intervistato dai microfoni di “Sky Sport“.

Italia, Pessina – Ecco le sue parole:

Ero partito come ventisettesimo, non ci pensavo però più di tanto. Mi sono sentito parte di questo gruppo, sempre. Il bello di questa squadra è che il mister riesce a far sentire tutti importanti. Voglio pensare a questa Nazionale come a un dipinto di Van Gogh. Unico, particolare, bello”.

Sul punto di dire basta, invece, quando giocava in Serie C:Di momenti difficili ce ne sono stati quando non giocavo in C, ho anche pensato di smettere ma sono andato avanti perché amo giocare a calcio e voglio farlo per tutta la vita“. 

Un commento, poi, sul prossimo avversario degli Azzurri, ovvero il Belgio:  “Hanno giocatori fortissimi. Se vogliamo arrivare in fondo dobbiamo incontrare le più forti e ora ci sono solo le più forti. De Bruyne ha dimostrato negli ultimi anni di essere uno dei più forti del mondo. Se non ci fosse sarebbe meglio per noi. Però lo vorrei sul campo, vorrei provare a fermarlo. Lukaku è il 9 più forte del mondo, averci già giocato contro può essere un vantaggio ma lo si è già visto ieri contro il Portogallo, riesce a giocare contro due-tre difensori insieme”.

32 risultati utili consecutivi ed ora anche gli avversari si stanno rendendo conto della forza di questa squadra:  “L’abbiamo sempre pensato. Siamo forti, abbiamo giovani, esperienza, abbiamo fatto una striscia di vittorie importantissime. Non lo diciamo mai, anche tra di noi. Non parliamo della finale nel gruppo, ci concentriamo gara dopo gara”.

Qualche parola, infine, sui suoi nonni e sulla sua famiglia:Hanno visto la partita in un bar aspettando il traghetto ed erano contentissimi. Poi mio nonno ha detto a tutti che ero suo nipote e gli hanno offerto da bere. La mia famiglia è stata la mia fortuna, mi hanno sempre tenuto coi piedi per terra e insegnato il valore dello studio che per è sempre venuto prima del calcio. L’allenamento o la partita era un premio, e questa cosa me la sono portata avanti: per me non è un lavoro. E anche i miei compagni hanno tante passioni”.

Articolo precedenteMercato Napoli Basic, sul centrocampista c’è anche la Lazio di Sarri
Articolo successivoMercato Napoli Nuno Tavares, per il terzino è duello con l’Arsenal

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui