ITALIA DI MANCINI – “L’Italia è sempre obbligata a vincere, anche quando non parte tra le favorite, come magari ai prossimi europei”. Parole e musica di Roberto Mancini, commissario tecnico di una delle nazionali azzurre più intriganti di sempre.
Ma mai come questa volta non sembrano dichiarazioni di facciata. Il mister ha avuto il merito di costruire in appena due stagioni e mezzo una squadra giovane; ricca di talento e con un gioco spettacolare e ben riconoscibile. Un gioco che fa ben sperare in vista di Euro 2021.
Raccolta dall’allenatore di Jesi dopo la drammatica mancata qualificazione al Mondiale russo, l’Italia è ripartita dalle macerie ed è diventata in pochi mesi lo spauracchio di tutte le big continentali.
Per capirne il motivo basta dare uno sguardo ai freddi numeri: Mancini ha chiuso le qualificazioni europee con 10 vittorie su 10 con 37 gol segnati e soltanto 4 subiti.
E con la netta affermazione per 6 a 0 nell’amichevole contro la Moldavia il tecnico è diventato il ct più vincente della storia azzurra; 15 successi su 22 partite, pari al 68% di vittorie.
Dati importanti a cui va aggiunto l’ottimo percorso in Nations League. Le previsioni sulle partite europee di oggi consideravano gli azzurri come favoriti nelle due sfide contro Polonia e Olanda.
Nella prima è arrivato un buon pareggio dopo una gara condotta tutta all’attacco; e che ha permesso agli azzurri di issarsi al primo posto nella classifica del girone A.
ITALIA DI MANCINI
Ma al di là dei numeri e delle statistiche, sono il gioco espresso dagli azzurri e il talento dei singoli a far ben sperare per i prossimi anni. Partiamo proprio dalla spina dorsale della squadra.
In porta Donnarumma sembra maturare di partita in partita e ha iniziato il percorso per ripercorrere le imprese in Nazionale del mito Buffon. Davanti a lui, alle spalle delle certezze Bonucci, Chiellini, Acerbi e Romagnoli, stanno crescendo giovani difensori come Mancini, Bastoni; mentre Florenzi, D’Ambrosio, Piccini e Emerson Palmieri garantiscono quantità e qualità sulle corsie laterali.
Ma il vero capolavoro di Mancini è stato quello di aver creato un centrocampo di assoluto livello. Le chiavi del gioco sono saldamente nelle mani di Jorginho e Verratti, ormai nel pieno della maturità fisica e tecnica; con il giovane Barella pronto a garantire corsa e interdizione. E i sostituti non sono da meno.
Sgomitano in panchina giocatori come Cristante, Locatelli, Sensi, Castrovilli e Lorenzo Pellegrini; tutti titolari in squadre di vertice della nostra Serie A.
ITALIA DI MANCINI – Anche in attacco il talento non manca, soprattutto sulle ali. Federico Chiesa, il ritrovato El Shaarawy, Orsolini, Berardi, Kean, Insigne e Zaniolo, se riuscirà a recuperare dal brutto infortunio al ginocchio, sono quanto di meglio il calcio italiano possa offrire.
Insieme a loro il totem Immobile, Scarpa d’oro 2020, il sempre positivo Belotti e un Ciccio Caputo che sta risalendo le gerarchie e spera di ritagliarsi un ruolo alla Totò Schillaci di Italia ’90.
Il vero segreto di questi successi, però, è la nuova filosofia di gioco imposta da Mancini. Nonostante l’attenzione all’equilibrio difensivo, insita nel nostro Dna sportivo, l’undici dell’ex tecnico di Inter e Manchester City ha stupito tutti per qualità di palleggio e propensione offensiva.
Questa Italia è una squadra che non rinuncia mai a giocare il pallone, anche a costo di rischiare qualcosa e che ha il coraggio di provare sempre trame e giocate non banali.
Un’Italia che non si vedeva dai tempi del centrocampo “rotante” di Prandelli e che partita dopo partita sta raccogliendo sempre maggiori consensi tra analisti e esperti di settore.
L’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è quello di riportare a casa un titolo europeo che manca dal lontano 1968. Forse non siamo ancora al livello di corazzate come Spagna, Portogallo e Francia; e non abbiamo fuoriclasse assoluti in grado di vincere le partite con una giocata come Cristiano Ronaldo e Kylian Mbappé.
Ma dalla nostra abbiamo l’organizzazione di gioco e un entusiasmo che possono portarci molto lontano.