INTERVISTA LEONARDO – Dopo il fallimento del Psg della scorsa stagione, la prima testa a saltare in casa parigina è stata quella di Leonardo, ormai ex direttore sportivo del club capitolino. Il dirigente brasiliano ha parlato del suo addio al Psg e non solo in un’intervista rilasciata a “L’Equipe“.

INTERVISTA LEONARDO: “MIO ADDIO NON C’ENTRA CON MBAPPE’. IBRA E MESSI…”

Sul mancato annuncio del suo addio: “Ne abbiamo parlato con il club. Senza dubbio questo è il mio modo di essere, ma trovo sempre un po’ patetico dire ‘Grazie mille, arrivederci…’. Non era importante fare una dichiarazione. Il mio rapporto al PSG è sempre stato legato a un’emozione troppo forte. Sono arrivato lì come giocatore in un momento (nel 1996) in cui il club era in fermento, la squadra aveva vinto la Coppa delle Coppe, ho vissuto un anno molto intenso. Se sono tornato qui nel 2011, è stato perché avevo indossato questi colori. C’era emozione al momento dell’arrivo, al momento della partenza e, anche lì, al momento dell’addio, ora”.

C’è un collegamento tra il suo addio e il rinnovo di Mbappè? Leonardo dice: No. Era finita la stagione e forse era il momento di decidere le cose per il futuro. Ma non voglio entrare in questo genere di cose. E il fatto di aver mantenuto un giocatore di questo livello, francese e suo, è importante per il PSG e la Ligue 1“.

Sui cambiamenti e i momenti chiave: “È il modo in cui la gente guarda il club che è cambiato. Prima, portare i giocatori era una missione. Ora c’è la coda per venire. Ci sono due momenti molto significativi per me, anche se non mi piace separare gli eventi. Il primo è la firma, lo stesso giorno, di Verratti e Ibrahimovic. Non è stato un caso che un giovane nella Serie B italiana e una star del calcio mondiale arrivassero lo stesso momento. Il secondo è Messi. Sono due date enormi”.

Sul MilanSono stato 13 anni al Milan da giocatore, allenatore e dirigente. Lì mi sono formato come dirigente. Adriano Galliani mi ha dato un’opportunità rara nel calcio. Mi ha messo al suo fianco ed è stato per me come frequentare l’università. Ho vissuto sei anni guardando la persona che ha deciso tutto senza il peso della responsabilità all’interno di un club che ha vinto tutto. Permettendomi di poter dire la mia, di agire, come fatto con Kakà, Thiago Silva, Pato, Rivaldo. Il Milan era la continuità ai più alti livelli. Poi, penso che Parigi mi abbia dato le emozioni più contrastanti”.

 

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