Il Napoli perde a Monza la sua quarta partita stagionale. E lo ha fatto da Campione d’Italia in carica, traguardo raggiunto con diverse settimane di anticipo in un campionato da subito dominato e mai messo in discussione. Il club partenopeo ha conquistato il Tricolore dopo oltre tre decadi, un fallimento e, cosa ancor più particolare, dopo il fastidioso scetticismo mostrato in estate da una parte di tifoseria tanto incompetente quanto rumorosa.

Parliamo di quella gente che si è autoinflitta dolore atroce nello spirito e nella carne dopo le partenze di Insigne, Mertens, Koulibaly, di coloro che avevano predetto ad agosto un umilissimo ottavo posto perché con “O Geoggià” o con “O Koreà” il Napoli – stando alla loro competenza – si era clamorosamente ridimensionato mentre l’AS Roma ingaggiava Dybala, celebrando quello che per loro era davvero “er progetto” da seguire in maniera illuminata, in quanto i cugini giallorossi avevano intuito la giusta ricetta per vincere, contrariamente a De Laurentiis che veniva contestualmente “invitato” ad andarsene a Bari.

Il Napoli perde e rispuntano gli autolesionisti di professione

Il Napoli perde a Monza, dicevamo, dopo qualche giorno di sorrisi, pacche sulle spalle, cene e festeggiamenti. La formazione allenata da Spalletti, intrisa di cambi, è scesa in campo non con la tensione agonistica di chi gioca la finale del Roland Garros. E di certo non perché gli azzurri hanno deciso consapevolmente di abbassare la guardia.

Fisiologicamente, un ko simile ci può stare e nell’anno dello Scudetto già conquistato non ha infatti generato meraviglia o scalpore in nessuno, se non in loro: gli autolesionisti. Per questo gruppo ristretto ma rumoroso (sembrano le cicale d’estate, proprio quelle che evitano di farti riposare dopo pranzo: poche ma assillanti) ormai il Napoli non può più perdere: bocciate le seconde linee, bocciato il turnover di Spalletti, previsioni catastrofiche per eventuali partenze (perché siamo certi che l’esperienza della scorsa campagna acquisti estiva non sia servita a nulla, vero?).

Uno Scudetto vinto 10 giorni fa ha meno impatto, nella loro costruzione del pensiero, rispetto ad una campagna acquisti che inizierà tra qualche mese. Non avendo opportunità di manifestare il loro perenne malcontento sui grandi mezzi di comunicazione di massa, e mentre Aurelio De Laurentiis – loro incubo – rilascia interviste al Financial Times, gli autolesionisti sfogano le frustrazioni calcistiche sui social (quanto aveva ragione Umberto Eco). Sarà determinante, la prossima estate, dar loro meno spazio e visibilità possibili se si vuole sostenere la serenità di un club e di una squadra che scenderà in campo la prossima stagione con lo Scudetto cucito sul petto.

Il Napoli ha dimostrato, ormai da tempo, di meritare la fiducia del suo pubblico. Inquinare di nuovo l’ambiente per tornaconto personale svelerà ancora una volta le carte conosciute degli autolesionisti di professione.

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