Il Calcio Napoli e l’insostenibile pesantezza del carro – Avreste dovuto vederli a Dimaro o seguirli sui loro canali social. La scorsa estate, a Napoli, abbiamo vissuto un precampionato pregno di tensioni, contestazioni, urla, striscioni, una protesta spontanea più rumorosa rispetto alle manifestazioni pro Ucraina viste all’ombra del Vesuvio quando Putin decise di schierare i sui carri armati dichiarando guerra a Kiev.
La SSC Napoli stava portando avanti ciò che avrebbe potuto (dovuto?) fare al termine dell’ultimo anno targato Sarri: rivoluzionare definitivamente l’organico vendendo (e allora sì, sarebbero arrivati bei quattrini) quella parte di calciatori che Ancelotti aveva presumibilmente già messo in lista di sbarco.
Una decisione, quella di trattenere il cuore di quel gruppo, costata al Napoli anni di ritardo. Gli azzurri sarebbero potuti già essere dove sono oggi se solo avessero ascoltato le direttive di Don Carlo. Ma tant’è. Meglio tardi che mai, si dice. Per fortuna, la scorsa sessione estiva di calciomercato ha consentito alla società di mettere in pratica piani e strategie da tempo nella mente dei dirigenti.
Il Calcio Napoli e l’insostenibile pesantezza del carro
Operazioni perfette sotto ogni punto di vista, economico (tetto ingaggi abbassato) e tecnico (i nuovi arrivati hanno indiscutibilmente elevato il livello della squadra). Eppure, nelle settimane che hanno preceduto l’inizio di una stagione che vede il Napoli protagonista indiscusso in Italia ed in Europa, la schiera di contestatori raggiungeva decibel fastidiosi.
Zero fiducia nei nuovi (Kim immortalato in uno striscione di allusione alle sigarette, Kvaratskhelia trasformato in “o’ gioggà”, con sprezzante riferimento alla sua Georgia, uno senza esperienza contro le difese europee che gioca in un torneo dove anche io, Ciruzzo o’Russ, segnerei caterve di goal, Raspadori troppo giovane per essere “da Napoli”, Simeone l’attaccante buono solo in provincia ecc.) e attacchi volgari nei confronti del presidente De Laurentiis (non è una novità, ma gli insulti a margine di una visita dentistica furono il punto più cafone) o di Mario Rui (“invitato” a Dimaro ad andar via da Napoli).
Eserciti di individui che tacciavano chi predicava fiducia (perchè un giudizio si può esprimere dopo aver visto all’opera una squadra, non prima. Vi pare?) di essere filo societari (se educati, altrimenti in maniera cafona come loro “servi del pappone“).
Scomodiamo Umberto Eco, un orgoglio tutto italiano, che quando si espresse sui social media sembrava riferirsi proprio ai contestatori estivi dell’ambiente Napoli: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Il Calcio Napoli e l’insostenibile pesantezza del carro
Un’invasione che, con la squadra prima in classifica, ha visto invertire la rotta in maniera grottesca. Non si sono visti striscioni di scuse nei confronti di Kim o Mario Rui, nessun mea culpa (salvo rarissime eccezioni) nei confronti di De Laurentiis, niente di niente. Il presidente del Napoli veniva attaccato anche sotto tweet di cordoglio o commemorazione. “Te ne devi andare”, gli scrivevano gli “influencer” de noantri. Per non parlare della creazione del movimento A16, sul quale preferirei non soffermarmi per non dare eccessivo spazio ad una delle cose più insensate viste a Napoli dal 1926.
Oggi, come se nulla fosse, tutti quei soggetti si sentono in diritto di essere comodi sul carro chiamato Napoli, cercando di mischiarsi a quanti hanno dato tempo e fiducia a club e squadra. Ma il peso della loro insostenibile bile estiva rende questo carro eccessivamente pesante. Tutti hanno ed avranno il diritto di festeggiare questa meravigliosa stagione, ci mancherebbe. Tuttavia, prima di scendere in piazza, molti farebbero bene a guardarsi allo specchio, ricordarsi del loro comportamento e ripromettersi di imparare da questa esperienza. Ci riusciranno?
Ovviamente no. Ma, per fortuna, il Napoli non li ascolta. Ed è proprio questo uno dei segreti di una stagione straordinaria.