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Gianello (ex Napoli): ”Ero nello spogliatoio, ho fatto una battuta e sono stato condannato”

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[df-subtitle]Gianello: mi è stato buttato tanta cosa addosso, facendomi passare per l’amico del boss, ma il risultato è stato fumo. Mi dispiace perché vengo etichettato per quello che non sono[/df-subtitle]

Matteo Gianello, ex portiere del Napoli, è intervenuto in diretta a “Un Calcio Alla Radio”, trasmissione in onda su Radio CRC Targato Italia per parlare dei suoi trascorsi in maglia azzurra e di uno spiacevole episodio per il quale fu condannato a 20 mesi per slealtà sportiva.

Queste le sue parole:

Io fui in panchina contro il Cittadella? Sì, ma venivo da una realtà molto piccola. Credo che anche Nicola quel giorno lì rimase sorpreso da tutto il pubblico. Io ricordo che Napoli, ce l’ho nel cuore. Come vivono la partita a Napoli, non la vivono negli altri stadio. Giorno della promozione? Bellissimo.

La matematica arrivò a Genova, ma ricordo che dopo la partita di Verona, dove giocai , giocammo contro il Lecce ed erano  in sessantamila – prosegue Gianello – Quando salivi le scalette, sembrava una muraglia, dava grande fiducia. Il tifoso napoletano è esigente e devi dimostrare sempre attaccamento alla maglia.

La mia squalifica? Mi hanno dato 20 mesi per slealtà sportiva. Inutile nascondersi dietro un dito. Le battute fanno parte della quotidianità. Sono le classiche battute che si fanno dietro a un bar. Io ero nello spogliatoio, ho fatto una battuta.

In quel momento ero il terzo portiere. Era una battuta che io faccio ancora adesso. Quale? Dopo tanto tempo non la ricordo nemmeno. Io non ho avuto alcuna ferita. Avrei voluto andar via da Napoli in modo diverso e ho sempre cercato di farmi trovar pronto. Avrei voluto lasciarmi in modo diverso e ho passato sette anni della mia vita. 

Rapporto con Napoli? Guardate sono tornato a Napoli a maggio e direttamente non mi è mai stato detto niente di spiacevole -riferisce Gianello –  Mi sono portato via le mozzarella (scherza ndr). Comprendo Calaiò? Certo che lo comprendo, nessuno colpevolizzo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Io ho fatto una battuta e poi dopo sabato sono venuto a sapere che non ero convocato. Come potevo io condizionare una partita senza nemmeno giocare! Quell’anno successe un minestrone talmente grande, che non dico hanno buttato dentro tutti, perché ci sono state conseguenze gravi e allenatori che non possono più allenare. io alla fine ho preso lo stesso che ha preso Antonio Conte.

Io ora ho preso il patentino da preparatore e lavoro con i dilettanti. Mi è stato buttato tanta cosa addosso, facendomi passare per l’amico del boss, ma il risultato è stato fumo. Mi dispiace perché vengo etichettato per quello che non sono. Per quello che mi è stato detto, alla fine ho preso 20 mesi. Mi sembrava giusto scontarli per una superficialità che ho commesso, ma non mi sembra giusto puntare il dito dicendo “ ecco quello dello scommesse!”.  Conclude Gianello.

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