Antonio Conte sarebbe il tecnico ideale in questo preciso momento storico vissuto dal Milan: ma quante incognite!
La tappa di Lecce potrebbe coincidere con l’ultima partita del percorso di Stefano Pioli alla guida del Milan, considerando l’imminente sosta Nazionali e la possibilità, per l’eventuale sostituto, di disporre di due intere settimane per programmare le future strategie del Diavolo. Nell’ultimo editoriale redatto, ad onor del vero, anche nella trasferta di Napoli i presupposti sembravano i medesimi, ma la sconfitta appena maturata contro la Juventus era stata condizionata (anche, non solo) dall’espulsione di Malick Thiaw al minuto 40 del primo tempo. Evento, quest’ultimo, che aveva fatto inevitabilmente passare in secondo piano una prestazione opaca dei rossoneri, ma comunque ricca di attenuanti.
Dopo appena due settimane trascorse dal quel match, gli altri tre risultati negativi incassati con Paris Saint Germain, Napoli, appunto (vantaggio di due reti dilapidato da un secondo tempo non all’altezza) e, soprattutto, la “prestazione horror” fatta registrare contro l’Udinese, hanno gettato il Diavolo all’inferno. Risultato: squadra subissata di fischi, gioco apparso troppo confuso ed un piano gara che ha ripresentato il classico spartito malgrado il cambio modulo. Ciò che preoccupa maggiormente riguarda una fase offensiva assolutamente sterile, incapace di scardinare le difese più ermetiche come quelle proposte dall’umilissima Udinese di Cioffi. Le cinque reti nelle ultime sette uscite, vanno interpretate esattamente in questo senso.
Conte al Milan, una soluzione tra mille incognite: i motivi
La questione appare semplice quanto problematica: quale soluzione potrebbe parzialmente risolvere un rebus dettato da risultati negativi e uno spogliatoio che non appare così unito come, al contrario, si vuole fare intendere? Al netto della fisiologica fine del progetto targato Pioli alla guida tecnica del club, verrebbe naturale individuare in Antonio Conte unico detentore dell’antidoto in grado di salvare un Diavolo malato. Ma quali sarebbero le implicazioni dell’eventuale ingaggio dal tecnico salentino al timone di una barca apparsa più che mai alla deriva?
Le incognite, effettivamente, sarebbero molteplici. Dapprima, il modulo utilizzato dall’ex Mister del Tottenham, basato fondamentalmente su una difesa a tre, un centrocampo a cinque e le due punte di movimento. Un sistema di gioco che andrebbe a snaturare completamente il mercato condotto dalla dirigenza in estate, rivoluzionato negli esterni offensivi ed a forte vocazione del 4-3-3 imposto da Pioli. La caterva di infortuni nel reparto difensivo, poi, come quelli occorsi a Kalulu e Pellegrino, mal si concilierebbero con la retroguardia a tre proposta da Conte.
Incertezze anche per ciò che concerne l’oneroso ingaggio percepito dal tecnico salentino, con Pioli ancora a libro paga fino al 2025 e con un remunerazione pari a 4,5 milioni di euro annui, al netto. Non solo: Antonio Conte, notoriamente, non fa dell’aziendalismo una propria priorità e richiede investimenti onerosi alle società al fine di mantenere alta l’asticella e raggiungere traguardi sempre più prestigiosi, in netta controtendenza rispetto al percorso intrapreso dal Fondo Redbird sin dagli albori.
Conte al Milan, una soluzione tra mille incognite: i motivi
Nonostante i numerosi interrogativi e data per scontata l’impossibilità di affidare la panchina rossonera ad un semplice traghettatore (è trascorso appena un terzo della stagione: il tempo per uscire dalle sabbie mobili ci sarebbe…), chi scrive non indugerebbe ulteriormente e punterebbe sulla voglia di rivalsa di Antonio Conte, unica soluzione plausibile nonostante le mille incognite che caratterizzerebbero un simil avvicendamento. Il periodo storico vissuto dai rossoneri impone una scelta forte ai piani alti di Casa Milan.
Ancor più della rinuncia ad un vessillo del milanismo come Paolo Maldini. Il rischio di protrarre una situazione già complicata come quella di Stefano Pioli, potrebbe ricadere inevitabilmente sulle scelte societarie e sull’intera credibilità del progetto. La rigidità di Conte, in un momento come questo, potrebbe far riemergere il Diavolo dalle sabbie mobili nelle quali si è cacciato.
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