BIASI MOISE KEAN – Dalla scorsa estate, la carriera di Moise Kean – giovanissimo attaccante di 20 anni – prosegue all’Everton, club di Premier League che lo ha acquistato dalla Juventus per circa 40 milioni. Fino a questo momento, e prima dello stop forzato a causa della diffusione del Covid-19, con la maglia dei “toffees” ha collezionato 26 presenze e 1 gol, realizzato lo scorso 21 gennaio nella sfida al Goodison Park contro il Newcastle.

Nei giorni scorsi, il suo nome è finito al centro della stampa inglese e italiana, in quanto l’ex Hellas Verona ha violato la quarantena partecipando a un party.

BIASI MOISE KEAN – Per parlare del talento originario di Asti, “Europa Calcio” ha contattato in esclusiva Renato Biasi, scopritore di Kean e grazie al quale il ragazzo fece il provino con il Torino all’età di 10 anni.

Biasi, cosa pensa di questa stagione di Moise Kean in Inghilterra?

Annata chiaramente difficile. E’ ancora molto giovane ed era arrivato in un ambiente tutto nuovo per lui e dove si parlava anzitutto una lingua diversa. Speriamo che sia solo una stagione di transizione e che si riprenda. Altrimenti corre il rischio di perdersi, come è già successo a tanti altri ragazzi. Ha tutte le qualità tecniche per fare bene“.

Crede che con Ancelotti, allenatore italiano come lui, possano cambiare le cose?

Certo. Con Ancelotti può sicuramente essere agevolato rispetto all’allenatore precedente (Marco Silva, ndr). Ma la questione resta un’altra: sin dai tempi delle giovanili, Moise era abituato a essere il più bravo di tutti, era coccolato ed era considerato il fenomeno. Ma poi ti devi confrontare con altre realtà e le cose cambiano“.

Peraltro, alcuni giorni ha fatto clamore la notizia del party a cui aveva partecipato violando la quarantena.

Sono le cose che deve evitare e che lo fanno sbagliare. Deve capire che per rimanere a certi livelli non basta solo il talento”.

Il suo nome è accostato a Inter e Napoli. Lei dove lo vedrebbe meglio?

Più che un discorso di squadra, Kean avrebbe bisogno di persone che lo sappiano indirizzare. E in questo uno come Conte potrebbe essere molto bravo. Resto comunque dell’idea che anche Moise debba metterci del suo. Come ho detto prima, sin da piccolino è stato abituato ad essere considerato il fenomeno, e quindi poteva permettersi di fare qualsiasi cosa, tanto era insostituibile. Per me potrebbe giocare in qualsiasi squadra, ma deve metterci testa e impegno. Ha sempre avuto un carattere un po’ esuberante, per lui la Juve era l’ambiente giusto“.

Riavvolgendo il nastro, come si accorse di Kean?

Non è che ci volesse molto per notare le sue qualità. Veniva a giocare all’oratorio perché accompagnava suo fratello Giovanni. Si vedeva che era un bambino che aveva qualcosa in più degli altri, era già di un altro livello. Quando lo segnalai al Torino, fece il provino con dei ragazzi di due anni grandi di lui. In quel periodo ricordo ancora che Kean, per andare ad allenarsi con i granata, viaggiava da Asti con il padre e un altro suo compagno di squadra astigiano“.

Per quale motivo il Torino non lo confermò?

La società non aveva grandi possibilità economiche per tenerlo. I cartellini erano annuali, e per tenere un ragazzo così bravo serviva uno sforzo economico che il Torino, diversamente dalla Juve, non poteva permettersi“.

A proposito di Juve, col senno di poi i bianconeri hanno preso la decisione giusta nel venderlo all’Everton?

Premetto che non è facile entrare in quelle dinamiche, ma è chiaro che è stata un’operazione molto importante, dal momento che la Juve ha fatto una plusvalenza netta incassando 40 milioni. Ma poi è il giocatore che deve essere protagonista e dimostrare con i fatti se un’operazione sia stata conveniente o meno“.

Per concludere, oltre alle cose di cui abbiamo parlato in precedenza, si sente di dare un consiglio al ragazzo?

La sua carriera è ad una svolta. Se sbagli due anni di fila sei finito. Ha un potenziale eccezionale ed è sempre stato in ambienti importanti. Ma deve regolarizzarsi, non bastano talento e il conto in banca“.

 

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