ADDIO GIANNI MURA – “Non ci saranno a Mariakerke arrivi e partenze né più macchine con scritto Good Luck. L’ultima era a 1 km dalla cima e Simpson non l’ha vista. Era una montagna che negava la vita, solo pietre bianche e ghiaioni, e lui è andato a finire proprio lì; lui che amava la vita – lo dicono tutti – e il mare e gli alberi, lui che in Corsica dissodava il terreno attorno alla futura casa; e gli piaceva il lago di Garda e raccontare barzellette e fare il pioniere. Ieri si scriveva in una cappella sconsacrata, ma era come scrivere in una chiesa, e non riuscirà a sapere quanti amici aveva tra i giornalisti; non li ha visti, ieri sera, né li ha sentiti piangere”.
ADDIO GIANNI MURA – Il 13 luglio del 1967, sulle strade del Tour de France, moriva Tommy Simpson; corridore britannico stroncato da un infarto lungo l’ascesa del Mont Ventoux. Gianni Mura, il 15 luglio di quello stesso anno, apriva così il suo pezzo per Repubblica dedicato a quella giornata e anche noi apriamo questo piccolo, breve omaggio, con quelle parole, inchinandoci a un Omero dello sport, a uno dei grandi maestri della cultura italiana, della letteratura non solo sportiva in senso stretto. Uno di quei personaggi che tramite la sua penna – o meglio tramite la sua macchina da scrivere – ha elevato a potenza la narrazione dello sport.
Oggi, 21 marzo 2020, primo giorno di primavera, con la tragedia sotto forma di crisi sanitaria, sociale, economica che piomba come un implacabile martello divino sulle nostre teste; Gianni Mura se n’è andato stroncato da un malore all’età di 74 anni. Non ci sarà più lui a raccontare, né corse, ne partite di calcio, né altro. I colleghi e i lettori di tutto il mondo lo ringraziano con il cuore gonfio di angoscia e di tristezza e la speranza che questo inverno – non di certo meteorologico, quanto esistenziale – se ne vada prima o poi, chiudendosi la porta alle spalle.